Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale

Cerca

Il Foglio 348 "Antrodoco" alla scala 1:50.000

 

Visualizza l'immagine ingrandita

Il Servizio Geologico d’Italia - Dipartimento Difesa del Suolo ha da poco concluso il rilevamento Foglio 348 "Antrodoco" della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000 e ne sta attualmente completando l’informatizzazione. Le ricerche si sono articolate in attività di terreno (rilevamento geologico, campionatura delle successioni) e nell’analisi, interpretazione ed elaborazione dei dati raccolti. Per lo studio dei depositi quaternari i rilevamenti di campagna sono stati costantemente affiancati dallo studio delle fotografie aeree e delle immagini LiDAR ed integrati da indagini di sottosuolo (sondaggi, geofisica) e studi specialistici (paleomagnetismo, paleobotanica, tefrostratigrafia, studio ostracofaune, datazioni radiometriche). Ad oggi è stato completato il rilevamento di campagna alla scala 1:10.000 e sono stati analizzate più di 6500 sezioni sottili di rocce. Per le successioni quaternarie sono state analizzate e documentate innumerevoli sezioni stratigrafiche naturali o di scavo, esaminati oltre 90 log di sondaggi, per gran parte dei quali sono state direttamente analizzate e campionate le carote. Inoltre sono stati appositamente realizzati per il Foglio Geologico 7 sondaggi di profondità comprese fra 28 e 200 metri, analizzati 220 lavati, effettuate numerose prove granulometriche, 12 datazioni OSL e ESR su campioni provenienti da sondaggi o prelevati in parete, 50 datazioni 14C e 10 datazioni 39Ar/40Ar.
L'area del foglio ricade nell'Appennino centrale ed il suo particolare interesse geologico è legato alla presenza di successioni sedimentarie che abbracciano paleoambienti che variano dalla piattaforma interna al bacino e alla PCP, con tutte le facies intermedie di passaggio, ed età dal Triassico superiore al Miocene superiore. I litotipi sedimentari registrano un'evoluzione tettonico-sedimentaria dei suoi bacini costituente un ciclo orogenetico completo.

Visualizza l'immagine ingranditaLe differenti successioni sedimentarie affiorano in 4 differenti domini tettono-stratigrafici a loro volta suddivisibili in 8 unità strutturali di rango minore. I domini sono separati fra loro da importanti motivi tettonici. All’interno del foglio sono inoltre presenti alcune aree intermontane, sub-pianeggianti, occupate da sedimenti continentali quaternari.
Un primo dominio (umbro-marchigiano-sabino) occupa tutta la parte occidentale del Foglio ed è delimitato verso E dalla linea d’accavallamento Olevano-Antrodoco-Monti Sibillini, che in questo tratto ha un decorso medio N10-20. Il dominio è suddivisibile in tre unità tettoniche (del Tolentino, del Terminillo-Nocella e del Cavallo/Boragine) fra di loro sovrapposte con vergenza orientale.
Quest’area è formata da crinali ad andamento meridiano con morfologie molto accentuate e quote che arrivano oltre i 2000 m. E’ caratterizzata da una successione inizialmente di piattaforma carbonatica che passa, nel Giurassico inferiore, ad una di scarpata/bacino e che comprende tutti i termini noti dalla Dolomia principale del superiore sino alle marne con Cerrogna del Miocene.

La faglia di AntrodocoUn secondo dominio, della piattaforma Laziale-Abruzzese, occupa tutta la parte centro-meridionale del foglio ed è suddivisibile in due zone separate, corrispondenti a due unità tettoniche.
La prima (unità di Monte Nuria) occupa una limitata parte del settore centro meridionale del foglio ed è limitata a N dalla paleo-faglia miocenica di Antrodoco e ad O dalla linea Olevano-Antrodoco-Monti Sibillini. Gran parte di questa unità affiora, più a S, nel limitrofo foglio 358 "Pescorocchiano". È caratterizzata da crinali degradanti verso nord ed est, fino ad arrivare alla valle del Velino, che la taglia in senso N-S e NE-SO. Le quote massime arrivano ai 900 m e le minime a 450 m, punto più basso dell'intero foglio. L’area è caratterizzata da una successione condensata di scaglia post annegamento della piattaforma (i termini sottostanti, di piattaforma carbonatica interna/margine, affiorano solo nel foglio 358 "Pescorocchiano") che passa a più estesi sedimenti di rampa carbonatica prossimale miocenica e ai successivi termini alto tortoniani-basso messiniani di evoluzione in avanfossa (unità argilloso-marnosa e flysch di Antrodoco). Il ciclo sedimentario è chiuso da diffusi affioramenti di brecce continentali pleistoceniche discordanti sul substrato.

Tramonto sul Monte GianoLa seconda zona (unità di Monte Giano-Monte Gabbia) occupa gran parte dell'area centro-meridionale del foglio ed è limitata a N e NE dall'accavallamento del M. Gabbia-M. Cagno-M. Calvo e a SO e O dalla faglia diretta di Antrodoco e dalla linea Olevano-Antrodoco-Monti Sibillini.
È caratterizzata da crinali ad andamento appenninico, con un notevole rigetto morfologico lungo il bordo meridionale ed occidentale e più blandi dislivelli verso N-NE e all'interno del blocco stesso. Le quote massime arrivano ai 1800 m. L'area è caratterizzata da una successione piuttosto varia, e a luoghi del tutto peculiare, di termini sedimentari riferibili a vari ambienti. Si passa infatti dall'intertidale al marginale, entro un sistema di piattaforma carbonatica, comprese le sue porzioni più esterne, riferibili ad uno slope s.l., e a momenti di temporaneo approfondimento ed isolamento durante il Giurassico medio/superiore. La piattaforma evolve, a partire dal Cretacico superiore, a termini di gradino ribassato-scarpata per l'azione di sprofondamenti tettonici, per poi divenire una rampa carbonatica più o meno profonda durante il Miocene. Anche in questa unità il ciclo sedimentario è chiuso da affioramenti di brecce continentali pleistoceniche discordanti sul substrato ed affioranti in particolare nella parte meridionale.
Un terzo dominio (del Gran Sasso) occupa la parte centro-orientale e centro-settentrionale del foglio ed è limitato a S-SO dall'accavallamento del M. Gabbia-M. Cagno-M. Calvo e ad O ancora dalla linea Olevano-Antrodoco-Monti Sibillini. Questa area passa, all'estremità NE del foglio, al dominio della Laga, in parte attraverso il sovrascorrimento del Monte Mozzano, diretta prosecuzione verso O del thrust del Gran Sasso, ed in parte stratigraficamente. Il dominio è suddivisibile in due o forse tre unità tettoniche sovrapposte con vergenza verso NE (unità del Monte Marine, del Monte Mozzano e, dubitativamente, del Monte Rua). L'area è caratterizzata da lunghe dorsali sviluppate in direzione appenninica ed in depressione assiale verso NO, con quote massime sui 1500 m. La successione che la caratterizza è inizialmente di piattaforma (Calcare Massiccio del Giurassico inferiore) e quindi di scarpata-bacino-rampa fino al Miocene, piuttosto simile a quella del dominio umbro-marchigiano-sabino.
Il quarto dominio, del Flysch della Laga, occupa tutta la parte nord-orientale del foglio ed in parte rappresenta tettonicamente la diretta prosecuzione verso ovest del dominio del Gran Sasso, in depressione assiale verso NO. La zona è caratterizzata da dorsali a direzione appenninica con quote che arrivano ai 1600 m. In essa affiorano i termini terrigeni tortoniano-messiniani (parte alta delle marne con Cerrogna, marne a Pteropodi e flysch della Laga) che rappresentano l’evoluzione ad avanfossa sia della successione di scarpata-bacino delle diverse unità del Gran Sasso che della successione di piattaforma-piattaforma annegata del’unità del Monte Giano-Monte Gabbia.
Le analisi di facies e strutturali hanno permesso di individuare almeno 5 fasi tettoniche distensive pre-thrusting che hanno coinvolto i terreni affioranti nel foglio e che sono inquadrabili in condizioni geodinamiche di rifting, post-rifting, rigonfiamento litosferico, e deformazione del periferal-buldge. Temporalmente esse sono inquadrabili nel Sinemuriano, nel Bajociano, nel Coniaciano, nel Paleogene e nel Miocene superiore. La messa in posto di questa porzione della catena durante il Miocene superiore e Pliocene inferiore e la successiva tettonica distensiva pleistocenica hanno portato all’attuale conformazione in unità strutturali distinte come prima descritte.

antrodoco1.jpg

Il Foglio Antrodoco presenta aspetti rilevanti di geologia del Quaternario. Sono infatti presenti sistemi di faglie ad attività quaternaria, numerosi bacini intermontani ed aree interessate dal glacialismo quaternario.

antrodoco2_small.jpgIl sistema di faglie attive dell’alto bacino dell’Aterno, di lunghezza complessiva superiore a 20 km, comprende nel Foglio Antrodoco la Faglia del M. Marine e le faglie di S. Giovanni e di Capitignano, caratterizzate da evidenze di attività tardo-quaternaria ed olocenica, che hanno guidato l’evoluzione delle conche intermontane di Pizzoli-Arischia e di Montereale. Gli studi avviati nell’ambito del foglio Antrodoco hanno permesso la mappatura a scala di dettaglio di queste strutture tettoniche e hanno documentato per la prima volta la fagliazione dei depositi del Pleistocene superiore lungo il ramo di San Giovanni, dando impulso a nuovi studi paleosismologici. Relativamente all’attività della Faglia di Leonessa, al margine sud occidentale dell’omonima conca, i pareri all’interno della comunità scientifica sono molto diversi; le osservazioni effettuate nell’ambito del rilevamento del Foglio, pur non consentendo di escludere che dopo il Pleistocene medio la Faglia sia stata attiva, suggeriscono dei tassi di scorrimento molto modesti.

antrodoco3_small.jpg

Più del 20% del territorio del Foglio è occupato dai depositi di riempimento dei bacini intermontani più importanti che sono, oltre alle conche di Montereale e di Pizzoli-Arischia e alla conca di Cascina, i bacini di Leonessa e di Campotosto, solo in parte compresi nel foglio. Si aggiungono alcuni bacini minori presenti lungo la Valle del Fiume Velino (Cittareale, Bacugno) o nel settore centro-meridionale (Cagnano Amiterno, Termine, Santo Nunzio, Foce) e i terreni quaternari disposti lungo i principali assi vallivi (valli del Fiume Aterno, del Velino, del Torrente Ratto). I depositi hanno età comprese fra il Pleistocene inferiore e l’Olocene e sono rappresentati da sedimenti clastici in facies lacustri, di versante, di conoide e di piana alluvionale, glaciali e crionivali. Le facies lacustri sono presenti principalmente nel sottosuolo e testimoniano le fasi iniziali in cui la subsidenza dei bacini, legata all’attività delle faglie bordiere, superava il tasso di sedimentazione. Fra le facies di versante si annoverano grandi paleofrane nella Valle di Cafasse-Valle del Torrente Faschiano, a Villa Camponeschi presso Posta, a Micigliano, ad Antrodoco e nell’area di Santi Vatillo, vicino Borgovelino. I depositi alluvionali, fluvioglaciali o di origine mista antrodoco4_small.jpg(torrentizia, di debris flow e di valanga) rappresentano circa la metà del Quaternario affiorante e scandiscono le tappe fondamentali dell’evoluzione dei reticoli idrografici, a partire dalle fasi iniziali, documentate da relitti di depositi alluvionali alla sommità delle dorsali montuose e poi con l’impostazione, l’ampliamento e la competizione dei bacini del Velino, dell’Aterno, del Tronto e del Corno e la progressiva riduzione dei bacini intermontani. Sul massiccio di M. Terminillo, infine, una serie di cordoni morenici, in posizione via via più arretrata all’interno delle valli o in prossimità dei circhi, documentano gli stadi di ritiro delle fronti glaciali a partire dal Last Glacial Maximum (24.000-22.000 anni BP), nel Pleistocene superiore.

antrodoco5_small.jpgApprofonditi studi interdisciplinari e campagne di sondaggi nelle conche intermontane principali hanno permesso di caratterizzare dal punto di vista cronologico e paleoambientale i depositi quaternari, consentendo l’istituzione di gruppi distinti di unità stratigrafiche, uno per ciascuno dei bacini idrografici principali (Aterno e Velino) e uno per la Conca di Leonessa (bacino del Corno), cui si aggiungono le unità affioranti nelle più piccole conche di origine tettonica o tettono-carsica del settore centro-meridionale, per un totale di oltre 25 unità a limiti inconformi, litostratigrafiche o informali.

antrodoco6.jpg

 

Galleria fotografica