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ISTRUZIONI OPERATIVE PER L’ALIMENTAZIONE
L’alimentazione del pesce in allevamento intensivo, rappresenta la principale voce di costo aziendale e nel contempo la principale sorgente di impatto sulla qualità delle acque, pertanto questa fase del processo produttivo deve ricevere la massima attenzione dall’allevatore così come
dagli analisti del processo produttivo aziendale per l’adesione ad EMAS.
L’alimentazione del pesce in allevamento intensivo deve avvenire curando adeguate strategie nutrizionali ed alimentari. La strategia nutrizionale, ovvero la scelta del tipo di dieta e di mangime commerciale, deve essere mirata alla minimizzazione del rilascio di sostanze non assimilate o escrete dal pesce, quindi azoto, fosforo, residui organici, oppure a
residui di prodotti impiegati per la stabilizzazione del pellet o nel corso della produzione del mangime stesso, inquinanti potenzialmente contenuti nelle materie prime impiegate. Il mangime deve avere caratteristiche di elevata digeribilità, contenere un adeguato rapporto tra energia e proteina grezza ed un buon equilibrio
in aminoacidi, differenti a
seconda della specie allevata, della taglia e della temperatura dell’acqua. Il contenuto relativo in fosforo, ovvero il rapporto P/N, dovrà essere mantenuto basso, anche mediante
sostituzione di parte delle farine di pesce con idonee farine vegetali. L’allevatore dovrà evitare integrazioni con residui di prodotti ittici od altri prodotti non contenuti
nella formulazione originale del mangime, salvo casi particolari e quantitativamente limitati, quali la fase di alimentazione finale dei riproduttori e le fasi di prima alimentazione e di svezzamento larvale.
Se da un lato la scelta del mangime deve avvenire sulla base di un adeguato aggiornamento alle più avanzate conoscenze scientifiche e tecnologiche per la formulazione, si deve ammettere che l’allevatore, pur potendo scegliere tra i prodotti commerciali offerti per l’alimentazione del pesce, tenendo conto delle loro caratteristiche note o dichiarate,
oltre che del prezzo, non ha quasi mai un controllo diretto di questa fase delle operazioni. Egli deve tuttavia pretendere tutte le informazioni necessarie, fornite in modo formale e certificato all’origine, da parte dell’azienda produttrice del mangime e non solamente del rivenditore, compresa la concentrazione massima di sostanze inquinanti spesso
presenti in alcuni tipi di ingredienti usati (es.: PCBs e Diossine nelle farine di pesce). Lo stesso mangime scelto poi, deve avere caratteristiche fisiche (densità, dimensione del pellet) idonee al pesce in allevamento, alla tecnologia adottata, alle caratteristiche dell’ambiente, deve essere conservato in ambiente idoneo e consumato entro i termini di
scadenza previsti dall’azienda produttrice, non dovrebbe rilasciare polveri, deve resistere alla lisciviazione ed allo sgretolamento in acqua.
Per quanto riguarda la strategia alimentare (quantità di mangime o “razione” giornaliera da distribuire, frazionamento e modalità di distribuzione dei pasti) questa è completamente sotto il controllo dell’allevatore, perciò egli deve tenere conto delle caratteristiche del mangime e delle tabelle alimentari suggerite dalla casa produttrice, per le
varie specie, stadio di sviluppo, temperatura e salinità dell’acqua, oltre che della propria esperienza aziendale, specialmente se questa risulta accuratamente memorizzata su registri contenenti dati precedentemente raccolti con metodo razionale e scientifico. La razione giornaliera poi deve essere calibrata anche in funzione della comparsa di variabili
incontrollabili che possono modificare l’appetito dei pesci in allevamento, quali ad esempio l’improvvisa variazione di parametri ambientali (salinità, temperatura, meteorologia), oppure di eventi stressanti, quali operazioni sulle vasche, accidentali cadute nella concentrazione di ossigeno disciolto, attacchi da parte di uccelli ittiofagi, ecc.. I
sistemi di controllo a feed-back dell’appetito, devono essere seriamente considerati, specialmente negli allevamenti in gabbie galleggianti o sommerse, dove non è possibile monitorare visivamente ed in modo diretto il comportamento alimentare del pesce. Se da un lato è comprensibile che piccole aziende, specialmente se operanti con vasche a terra,
possano, anche con buoni risultati, esercitare tale controllo a feed-back in modo soggettivo o “manuale”, ossia da parte degli stessi tecnici che distribuiscono il mangime i quali “misurano” con la propria esperienza l’appetito del pesce, è ovvio che tale metodo di controllo non è più proponibile in
grandi aziende, dove per l’elevato numero di siti da alimentare i tecnici non hanno la possibilità di “trattenersi” ad osservare per il tempo necessario, sia pure con metodologia semiquantitativa od empirica, la quantità di mangime effettivamente “richiesto” dal pesce e quindi registrarne il dato. Metodi
quantitativi di controllo automatico del comportamento alimentare ovvero dell’appetito del pesce sono ormai disponibili ed applicabili presso gli impianti che operano con gabbie profonde, dove non sarebbe comunque possibile controllare il comportamento del pesce che rimane nelle parti basse della gabbia, mentre sono in fase di studio soluzioni adatte anche
all’applicazione presso le vasche a terra. In ogni caso l’allevatore dovrà mantenere una registrazione dei parametri anagrafici (numero di individui immessi, numero di individui catturati o trasferiti, numero di morti raccolti), dei parametri zootecnici (peso medio, velocità di crescita o crescita ponderale, quantità di mangime consumato, conversione,
biomassa prevista), dei parametri ambientali (analisi dei principali parametri di qualità dell’acqua, principali eventi meteorologici) e sanitari (eventi patologici, mortalità, trattamenti terapeutici o profilattici) che permetteranno di confrontare efficienze di conversione ottenute tra le vasche (o gabbie) in uno stesso ciclo produttivo o tra cicli
produttivi successivi, al fine di individuare l’influenza di fattori esterni, inclusa l’adozione di semplici accorgimenti come di nuovi mangimi, tecnologie od attrezzature.
Tale collezione di informazioni, solitamente registrato in modo empirico e patrimonio di una sola persona presso le piccole aziende familiari, se raccolta in modo ordinato, eventualmente su di un elaboratore, può consentire anche con l’ausilio di tabelle e grafici, progressivi e costanti miglioramenti gestionali dell’azienda i quali si traducono in
miglioramento qualitativo e quantitativo della produzione ed in un miglioramento qualitativo dell’ambiente.
Di seguito viene illustrato un esempio di istruzione operativa per
l'alimentazione:
Istruzione operativa somministrazione alimentazione. 
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