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ISTRUZIONE OPERATIVE PER IL CONTROLLO DELLA QUALITÀ DELLE ACQUE DI SCARICO (PARAMETRI, TIPOLOGIE DI MONITORAGGIO, STRUMENTI E INTERVENTI DI REGOLAZIONE, ATTIVITÀ CHE FORMANO LO SCARICO, CONTROLLI ALLE PARATOIE, APPLICAZIONE PRESCRIZIONI AUTORIZZAZIONE, INCLUSO DISCIPLINARE PMP) E DEI FONDALI

La qualità delle acque all’interno dell’impianto è determinante per il benessere del pesce in allevamento, per l’efficienza di utilizzo del mangime, per l’eventuale insorgere di patologie che necessiteranno di trattamento farmacologico, in sintesi per il “carico inquinante relativo”, ossia per la quantità di agente inquinante rilasciata all’esterno per unità di prodotto vendibile. Inoltre, qualsiasi nocumento veicolato con le acque all’interno dell’impianto produttivo, rappresenta prima una forma di impatto “interno”, origine dell’impatto “esterno” che si verifica con la restituzione delle acque all’ambiente idrico ricevente. Va da se che questo argomento riveste una rilevante importanza strategica sia per l’allevatore che per gli analisti EMAS.
La base per una buona qualità delle acque all’interno dell’azienda si fonda su:

  • qualità dell’acqua prelevata;

  • buona progettazione e realizzazione delle strutture idrauliche,  comprese le vasche;

  • corretta strategia nutrizionale ed alimentare;

  • manutenzione delle strutture, monitoraggio.

 In dettaglio, dovranno essere seguite le seguenti indicazioni:

  1. La buona qualità dell’acqua in ingresso è una condizione indispensabile per  il mantenimento di condizioni idonee all’allevamento, all’interno dell’impianto. Innanzitutto la scelta della specie per l’allevamento deve trovare compatibilità con le caratteristiche dell’acqua prelevata, valutate in un ciclo almeno annuale (salinità, temperatura). Qualora alcune delle caratteristiche dell’acqua non siano ottimali, deve essere previsto un sistema di trattamento prima dell’ingresso nelle vasche di allevamento. A seconda dei casi, gli interventi necessari possono variare in complessità ed in costo. Ad esempio può essere necessario prevedere un sistema di degasazione (presenza di azoto, anidride carbonica, eccesso in gas totali), un sistema di ossigenazione (basso livello di saturazione in ossigeno), un sistema di decantazione (presenza di materiali sedimentabili), un sistema di lagunaggio o filtro biologico (presenza di ammoniaca o di nitriti), ecc..

  2. La progettazione dell’impianto, la forma delle vasche ed in particolare gli scarichi, devono essere tali da permettere una buona circolazione dell’acqua in ogni parte dell’impianto, una veloce rimozione delle deiezioni e dei cataboliti. Le vasche per l’allevamento del pesce non devono favorire la crescita di popolazioni algali, fito e zooplanctoniche, ovvero parassiti o potenziali ospiti intermedi di parassiti: gli scarichi sono determinanti a tale riguardo. Le sostanze organiche sedimentate come quelle galleggianti, devono essere rapidamente ed automaticamente rimosse dalle vasche, tramite la normale circolazione idrica.

  3. Per il mantenimento della qualità dell’acqua è indispensabile una corretta strategia nutrizionale ed alimentare, onde evitare perdita di mangime od  una sua cattiva utilizzazione metabolica, cause di incremento dell’inquinamento delle acque.
    Deve esser operata una attenta manutenzione e pulizia delle strutture, condotte, vasche, griglie, strumentazione ed attrezzatura accessoria.
    Varie condizioni e caratteristiche del processo devono inoltre essere monitorate con frequenza adeguata e controllate con tutti i mezzi disponibili. In particolare alcuni parametri fondamentali della qualità dell’acqua, quali ossigeno disciolto, ammoniaca indissociata, nitriti (se in acqua dolce), anidride carbonica libera, oltre ad altri parametri fondamentali di difficile controllo ma determinanti sul metabolismo del pesce e sulla tossicità di ammoniaca ed anidride carbonica, quali pH, salinità, temperatura. L’allevatore deve inoltre monitorare, con frequenza e tecniche adeguate, lo stato di salute del pesce in allevamento, rilevandone ed analizzando i parametri zootecnici principali, quali crescita ponderale e conversione dell’alimento fornito, di cui sarà stata tenuta attendibile registrazione.

  4.  Il mantenimento dei parametri ambientali dell’allevamento su valori ottimali, permette di minimizzare le perdite e pertanto di ridurre l'impatto ambientale relativo. Tra i principali parametri controllabili, l’ossigeno disciolto ed i cataboliti azotati dovranno essere monitorati con frequenza adeguata, al fine di poter esercitare un controllo sugli stessi valori. La temperatura, pur essendo controllabile solo in pochi casi, deve comunque essere monitorata giornalmente, al fine di regolare la quantità di mangime da distribuire.
    Per quanto riguarda l’ossigeno disciolto, un buon compromesso tra le fluttuazioni dovute a motivi fisiologici e la necessità di contenere i costi di esercizio, pur rispettando le necessità del pesce, il criterio suggerito è quello di mantenere la concentrazione costantemente su valori superiori al 70% del valore di saturazione, mentre per l’80% del tempo della giornata, la concentrazione dovrebbe essere mantenuta su valori compresi tra l’85-100% dei valori di saturazione, o lievemente superiore solo nel caso si utilizzi ossigeno puro, tecnologia che evidentemente si rende indispensabile, nel caso di allevamenti a densità di biomassa superiori ai 10-15 kg/m3.
    L’ossigeno disciolto quindi, dovrà essere monitorato giornalmente, sia nelle vasche che allo scarico, iniziando sempre alla stessa ora, preferibilmente nelle prime ore del mattino. Qualora non sia disponibile un sistema di monitoraggio automatico in continuo, con frequenza almeno mensile dovrà essere effettuato un monitoraggio su tutto il ciclo della giornata. In questa evenienza, sia allo scarico che in alcune vasche campione, le più cariche di biomassa, dovrà essere effettuato un monitoraggio dell’ossigeno disciolto per 24 ore, ad intervalli di tempo regolari non superiori alle 4 ore. Per le aziende ad elevata produzione, una rete di monitoraggio automatico è senz’altro preferibile, infatti potranno adottare metodi di monitoraggio e registrazione automatici, operanti in continuo, con i quali potrà anche essere regolata l’erogazione dell’ossigeno supplementare.
    L’allevatore ha la possibilità di controllare la concentrazione dei cataboliti azotati, regolando il rapporto “biomassa/frequenza dei ricambi idrici”, oltre che la strategia alimentare. I cataboliti azotati, azoto ammoniacale e nitroso (quest’ultimo se in acqua dolce) dovranno essere monitorati preferibilmente con frequenza settimanale e comunque almeno una volta al mese in ciascuna vasca ed allo scarico, in giornate di normale alimentazione, campionando l’acqua nelle prime ore del pomeriggio (4-8 ore dopo l’inizio dell’alimentazione), un altro campionamento è opportuno nelle prime ore del mattino, prima dell’inizio dell’alimentazione. In concomitanza, si dovrà registrare, oltre alla data ed all’ora di campionamento, il valore del pH, della salinità (se il caso) e della temperatura, del flusso di acqua di ricambio, quantità di mangime distribuito con modalità ed orari di distribuzione, stima della biomassa. La concentrazione di ammoniaca indissociata nelle vasche dovrà essere mantenuta su valori inferiori a 70-100 mg/l come N-NH3, a seconda della sensibilità della specie in allevamento, mentre per l’azoto nitroso la massima concentrazione ammessa, se in acqua dolce, dovrà essere di 100 mg/l. Il monitoraggio dell’anidride carbonica libera deve essere effettuato nelle prime ore del mattino, con una frequenza almeno mensile, qualora l’allevamento sia condotto a rilevante densità di biomassa. Concentrazioni superiori ai 20 mg/l sono da considerarsi pericolose. Contemporaneamente è necessario monitorare la temperatura dell’acqua, la salinità, il pH e l’alcalinità. Il controllo dell’anidride carbonica deve anch’esso essere effettuato programmando e regolando la progressione della crescita in biomassa, in funzione del ricambio idrico disponibile, tenendo conto del valore di pH dell’acqua, dell’alcalinità e della temperatura. La concentrazione di anidride carbonica libera non dovrà comunque superare i 20 mg/l, in caso i dati del monitoraggio mostrino valori troppo elevati, l’allevatore potrà intervenire mediante sbattimento dell’acqua con aeratori. Il carico organico rilasciato nell’ambiente dovrà essere monitorato come BOD5 o come COD, con frequenza mensile, allo scarico aziendale o al di sotto delle gabbie. I valori non dovranno mai superare i parametri ammessi dai regolamenti locali o dalle leggi nazionali, a seconda del caso. L’analisi dei solidi in sospensione dovrà essere effettuata allo scarico degli impianti a terra o sotto alle gabbie, con frequenza mensile ed i valori non dovranno mai superare quelli previsti, come per il BOD. Il carico di azoto totale e di fosforo totale all’ambiente ricevente, potrà essere effettuato mediante bilancio di massa, tenendo conto dell’azoto e del fosforo introdotto con i mangimi e della quantità degli stessi elementi asportata con il pesce commercializzato. La concentrazione in acqua dovrà essere titolata almeno 4 volte all’anno, una per ciascuna stagione, quindi con intervallo di circa 3 mesi tra ogni campionamento. Per quanto riguarda i monitoraggi (tipo di analisi, frequenza dei campionamenti, ecc.) sui siti interessati da allevamento in gabbie galleggianti, il programma potrà essere svolto secondo quanto concordato con le autorità competenti, in funzione del sito e della tecnologia di allevamento. Le autorità locali potranno ritenere di richiedere, caso per caso, un’analisi sulla biodiversità a valle degli scarichi o comunque nell’area interessata dal rilascio degli effluenti. Nel caso degli impianti funzionanti con ricircolazione parziale o totale dell’acqua, dovranno essere effettuati gli stessi programmi di monitoraggio e controllo dei parametri, come per gli impianti a terra tradizionali, mentre il campionamento allo scarico dovrà avvenire in concomitanza ad un effettivo evento di scarico di effluenti. A valle degli impianti a ricircolo, così come degli impianti a flusso continuo di ricambio, è auspicabile un bacino di decantazione, nel quale possano essere effettuati trattamenti sulle acque prima del loro rilascio nell’ambiente libero. Un opportuno programma di smaltimento o riutilizzo delle sostanze organiche e dei fanghi intercettati nei bacini di decantazione dovrà comunque essere previsto.
    Al fine di mantenere parametri di qualità dell’acqua accettabili, l’allevatore potrà programmare la densità di biomassa in funzione della disponibilità di acqua di ricambio, dei parametri ambientali di qualità dell’acqua, della specie allevata e delle condizioni generali del pesce, applicando calcoli previsionali ovvero modelli automatici di calcolo che tengano conto della velocità di crescita e della necessità di adeguamento della razione. Verranno inoltre adottate le tecniche disponibili per evitare le cause di stress di ogni tipo, incluso lo stress sociale (selezione delle taglie, composizione delle popolazioni, ecc.).
    La pulizia dell’ambiente di allevamento dovrà essere effettuata a seconda delle necessità e potrà creare qualche problema in vasche di non accurata progettazione, ma dovrà sempre essere rigorosa. Il materiale organico anossico sul fondo o negli angoli delle vasche dovrà essere del tutto assente e a tal fine, nelle vasche a terra, sarà sufficiente adeguare la circolazione dell’acqua e la tecnologia di ossigenazione, oltre ad una frequente pulizia meccanica. L’accumulo di sostanze organiche sul fondale, sotto alle gabbie galleggianti, dovrebbe essere minimo in caso di progetto effettuato adeguatamente, tenendo conto del sito e delle correnti, oltre che della tipologia delle gabbie. Il monitoraggio del fondale e dell’intera colonna d’acqua dovrà comunque essere effettuato con adeguata frequenza, da valutare caso per caso con le autorità locali competenti, misurando la concentrazione dell’ossigeno nell’interfaccia acqua-sedimento, oltre che sotto e sopra all’eventuale linea di termoclino, la trasparenza dell’acqua col disco di secchi, eventualmente la concentrazione di clorofilla. La misura del potenziale di ossido-riduzione dei sedimenti potrà fornire informazioni utili alla valutazione delle condizioni generali. In caso di necessità dovranno essere previsti programmi speciali di monitoraggio, per esempio il carbonio organico nei sedimenti. In alcuni casi sono stati ottenuti risultati di recupero della condizione dei fondali, mediante ossigenazione degli stessi (sempre con ossigeno puro e mai con aria, per evitare la sovrassaturazione da azoto atmosferico), creazione di correnti artificiali,  rimozione del sedimento mediante pompa idrovora. In caso di necessità si dovrà prevedere, in accordo con le Autorità competenti, il riposizionamento delle gabbie.