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Racconti selvatici: la famiglia della spatola black 569

Le immagini della fototrappola documentano gli effetti del maltempo sulla sopravvivenza dei pulli di spatola nelle prime settimane di vita
Le riprese sono state effettuate in una colonia della pianura ferrarese, dove nidificano circa 60-80 coppie di spatola e diverse decine di coppie di airone cenerino e airone bianco maggiore. A fine aprile nel nido 70 sono presenti tre pulli di circa 10-15 giorni di vita, nati dalle tre uova deposte negli ultimi giorni di marzo. Uno dei due genitori, la femmina, è riconoscibile dal codice univoco 569 che porta sull’anello apposto sulla tibia sinistra. È nata nello stesso sito dove ora si riproduce nella primavera 2016. I due genitori si alternano nel provvedere cibo e cure parentali, mentre i tre pulli alternano fasi di inattività e di richiesta attiva di cibo (begging).

La spatola euroasiatica (Platalea leucorodia) è un uccello coloniale di medie dimensioni, dal piumaggio prevalentemente bianco e un caratteristico becco lungo e dall’estremità larga e appiattita, da cui deriva il nome comune della specie.

Quando è arrivata la spatola in Italia?

È un uccello migratore che secondo quanto riportato da Francesco Ginanni, famoso naturalista del ‘700, un tempo “nidificava insieme agli aironi nelle paludi che circondavano Ravenna”. A lungo perseguitata per consumo alimentare o collezionismo, è tornata a riprodursi spontaneamente in Italia nel 1989. Prima di allora compariva solo durante le migrazioni stagionali tra aree riproduttive europee e quelle di svernamento africane. Le spatole italiane, probabilmente immigrate dalle colonie croate e ungheresi, per lungo tempo hanno svernato nelle zone umide costiere del Nord Africa. Qui, anzi, i giovani dell’anno e gli immaturi erano soliti passare i primi due-tre anni di vita prima di tornare in Italia per riprodursi, tanto che la Tunisia veniva considerata l’asilo per le giovani spatole. Negli ultimi 10-15 anni le cose sono via via cambiate, e come per altre specie acquatiche coloniali (es. garzette, nitticore, fenicotteri), il succedersi di inverni sempre meno rigidi ha portato molti adulti, e anche tanti giovani e immaturi, a non intraprendere un viaggio comunque difficile e pericoloso, potendo scegliere – ad esempio – di passare i mesi invernali negli stagni della Sardegna e della Sicilia, nelle lagune della maremma o anche nelle zone umide costiere dell’alto Adriatico, più fredde ma anche più prossime alle colonie riproduttive di origine.

Inverni meno rigidi comportano un minore dispendio energetico e temperature più miti consentono all’acqua di non gelare, garantendo la disponibilità di prede – piccoli pesci, crostacei ed altri invertebrati acquatici – e la sopravvivenza nel periodo più difficile dell’anno.

Dopo una lenta fase di incremento numerico e dispersione, la popolazione italiana conta oggi tra le 250 e le 300 coppie distribuite nel Delta del Po e in una decina di zone umide interne della Pianura Padana centro-orientale e della Toscana.

Un po’ di ecologia della specie

La spatola costruisce nidi di rami e canne su isolotti, in canneti, cespuglieti allagati e in alto su alberi ai margini di zone palustri. Il periodo riproduttivo va dalla seconda metà di febbraio, con le prime deposizioni delle coppie più precoci, sino a luglio quando si involano gli ultimi nati. La femmina depone tre-quattro uova che vengono covate a turno da entrambi i genitori per circa 26 giorni. Le uova, di color bianco con occasionali isolate macchie rossastre, misurano in media 46 x 67 mm e pesano 78 grammi, e sono per dimensioni e forma paragonabili a quelle più “grandi” di gallina.

A seconda dell’habitat di nidificazione, uova e pulli sono a rischio di predazione da parte di ratti, rapaci diurni, cornacchia grigia e anche gabbiani reali e sono esposti agli effetti degli eventi meteorologici estremi. Le fasi più critiche per i pulli sono quelle che vanno dai primi giorni di vita sino a quando non sviluppano il piumaggio. Normalmente i due genitori si alternano nel provvedere cibo e cure parentali per circa sei settimane dalla nascita e fino all’involo dei nuovi nati.

I ricercatori di ISPRA, e prima dell’Università di Pavia, studiano l’ecologia della spatola sin dalle prime fasi della colonizzazione, avvenuta nel 1989 con l’insediamento e la nidificazione delle prime due coppie nelle Valli di Comacchio.

Il racconto delle immagini

Tra l’1 ed il 3 maggio 2023 si verifica tuttavia una fase di maltempo prolungato con vari periodi di pioggia e temperature notturne che scendono sino a circa 10° C.

Le prime precipitazioni del 1° maggio non modificano la normale situazione: i genitori alimentano i pulli e questi sono attivi e rispondenti agli stimoli. Il meteo peggiora nel tardo pomeriggio e i pulli appaiono totalmente zuppi d’acqua con i genitori che non riescono a coprirli efficacemente e a mantenerli caldi. Durante la notte la pioggia continua incessantemente e la temperatura scende intorno ai 10°C.

La mattina del 2 maggio la situazione appare già compromessa: solo uno dei tre pulli appare reattivo e viene ancora coperto dai genitori mentre gli altri due figurano immobili sul fondo del nido. A metà mattina anche il terzo pullo appare fortemente debilitato e inattivo.  Anche i genitori sono bagnati e sembrano incapaci di continuare a scaldarlo. A metà giornata, sotto la pioggia battente, la conferma che tutti i tre pulli sono morti, mentre i genitori continuano ad alternarsi tra presenza al nido e ricerca del cibo.

L’alba del 3 maggio vede la situazione inalterata: piove ancora e i genitori continuano ad alternarsi al nido dove i pulli sono immobili nelle stesse posizioni del giorno prima. Dalla seconda parte della mattina, il meteo migliora e i due genitori, finalmente asciutti, diventano più attivi… e alternano attività di ripristino del nido, comportamenti di cura reciproca del piumaggio (allopreening) e toccano con il becco i pulli morti cercando di stimolarne una risposta, un movimento attivo di richiesta di cibo. Questi comportamenti si prolungano per tutto il giorno e sino alla prima parte del 4 maggio, quando i due genitori si arrendono all’evidenza ed abbandonano il nido con i tre pulli morti.

Periodi anche protratti di maltempo e condizioni meteo-climatiche avverse “non-estreme” non hanno in genere effetti importanti durante la fase di cova delle uova e di allevamento dei pulli di pochi giorni, poiché gli adulti riescono a coprire e proteggere da pioggia e freddo sia le uova che i pulli.
Sono invece critiche le fasi intermedie di sviluppo dei pulli, quando sono troppo grandi per essere coperti efficacemente e non hanno ancora sviluppato in modo adeguato il piumaggio e la capacità di termoregolare autonomamente. In queste fasi, gli effetti di eventi meteo-climatici avversi possono provocare estese mortalità e il fallimento della riproduzione di gran parte delle coppie nidificanti nella colonia.

Per le specie più grandi, come spatole, cormorani, aironi e gabbiani, la possibilità di ritentare la riproduzione è limitata e può azzerarsi se la perdita della nidiata avviene nella fase di allevamento dei pulli.

Nel corso della stagione 2023, la spatola black 569 non è stata più osservata nella colonia né in altri siti riproduttivi. Le spatole sono uccelli con una estesa aspettativa di vita (diversi esemplari marcati nei primi anni di ricerca hanno compiuto i 20 anni) e vi sono buone prospettive che la nostra protagonista possa tornare a riprodursi con successo negli anni a venire. So, stay tuned!

In questo contenuto abbiamo parlato di eventi climatici avversi ma non di cambiamenti climatici. Per capire se gli eventi che hanno interessato l’Emilia e Romagna siano dovuti ai cambiamenti climatici di origine antropica in corso, vi rimandiamo ad un interessante articolo che affronta l’argomento nello specifico.

Un video

Galleria Immagini

Per approfondire:

Fasola M., Canova L. & Volponi S. 2003. Demografia della Spatola durante la colonizzazione delle Valli di Comacchio, 1989-2002. XII Convegno italiano di Ornitologia. Avocetta, 27: 130. https://www.researchgate.net/publication/233748121_Demografia_della_Spatola_durante_la_colonizzazione_delle_Valli_di_Comacchio_1989-2002

Tenan S. & Volponi S. 2017. Nativi o forestieri? Più si è, meglio è! Il curioso caso della spatola, Platalea leucorodia, in Italia. Natura Alpina, 68: 53-56.https://www.researchgate.net/publication/323390790_Nativi_o_forestieri_Piu_si_e_meglio_e

Pigniczki C., Kralj J., Volponi S., Žuljević A., Dakhli M-A., Mikuska T., Azafzaf H. & Végvári Z. 2016. Migration routes and stopover sites of the Eurasian Spoonbill (Platalea leucorodia) between the Carpathian Basin and wintering areas. Ornis Hungarica 24(1): 128–149. https://www.researchgate.net/publication/304462770_Migration_routes_and_stopover_sites_of_the_Eurasian_Spoonbill_Platalea_leucorodia_between_the_Carpathian_Basin_and_wintering_areas