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Carta geologica dell’area pedemontana orientale della Majella in scala 1:25.000

 

carta ridotta small.jpgLa Carta geologica dell’area pedemontana orientale della Majella in scala 1:25.000 è stata realizzata dal Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia dell’ISPRA nell’ambito di una Convenzione stipulata il 5/4/2016 (disp. 1090/DG/2015) con la Regione Abruzzo - Dipartimento Opere Pubbliche, Governo del Territorio e Politiche Ambientali, per lo sviluppo di forme di collaborazione e lo scambio di dati finalizzati alla prevenzione e mitigazione del rischio sismico, in ragione dell’elevato livello di pericolosità sismica del territorio regionale.
La Carta interessa la fascia pedemontana ad oriente del massiccio carbonatico della Majella, estesa circa 220 km2, che ricade all’interno del Foglio 370 Guardiagrele della Carta geologica d’Italia in scala 1:50.000, a partire dal suo limite settentrionale e approssimativamente sino all’allineamento Taranta Peligna – Colledimacine - Roccascalegna.
L’area oggetto di studio rientra nei bacini idrografici del Fiume Aventino e del Fiume Foro, è caratterizzata da morfologie collinari e dall’affioramento dei depositi terrigeni silicoclastici e della successione alloctona molisana, nonché dei depositi continentali quaternari.

SUBSTRATO

Per il substrato è stata realizzata una cartografia geologica in scala 1:10.000, redatta su base litostratigrafica, che ha previsto l’esecuzione di estesi rilievi di campagna e la raccolta di circa 120 campioni per le analisi biostratigrafiche di supporto (foraminiferi e nannofossili). I principali riferimenti bibliografici sono stati la Geological map of the Aventino river valley (ACCOTTO et alii, 2014) in scala 1:25.000, gli elaborati allegati alla tesi di dottorato di D’AMBROGI (1998) e la Geological map of the Majella mountain (PATACCA & SCANDONE, 2021).
Gran parte dell’area di studio è stata oggetto di nuovi rilevamenti originali; particolari approfondimenti hanno riguardato i settori situati in corrispondenza delle strutture geologiche dove persistevano incoerenze o difformità evidenziate dalla sovrapposizione tra i vari riferimenti bibliografici e tutte le aree che si distinguevano per la loro particolare complessità geologica. Studi di dettaglio sono stati effettuati, inoltre, laddove sono state introdotte unità litostratigrafiche nuove e sono stati individuati lineamenti tettonici di notevole importanza, a scala locale e regionale.
Sulla base dei dati originali derivanti dallo studio in esame e dei lavori bibliografici citati, sono state riconosciute diverse unità tettono-stratigrafiche principali e all’interno di queste sono state cartografate unità litostratigrafiche coerenti per sigla, analogia litologica e collocazione cronostratigrafica, con quelle già utilizzate nei Fogli CARG al 50.000 limitrofi, già pubblicati (393 Trivento, 372 Vasto, 361 Chieti, 369 Sulmona, 360 Torre de’ Passeri). Ciò al fine di assicurare una completa omogeneità geologica tra la cartografia oggetto del presente studio ed i fogli già realizzati. In particolare lungo le aree di contatto con il Foglio 361 Chieti è stata effettuata una verifica sulla continuità laterale dei corpi geologici cartografati. In alcune aree, tuttavia, laddove i dati raccolti con rilievi sul terreno suggerivano la presenza di litofacies e formazioni diverse da quanto riportato in letteratura, sono state individuate in via preliminare nuove unità litostratigrafiche; inoltre è stata parzialmente ridefinita la posizione cronostratigrafica di alcune formazioni già note, anche attraverso il supporto dei risultati di nuove campionature effettuate per l’analisi biostratigrafica.
Nel settore studiato è stata riconosciuta la sovrapposizione di diverse unità tettono-stratigrafiche, rappresentate dalle unità più esterne della catena dell’Appennino centrale (unità Morrone-Porrara, Majella e Casoli-Bomba) e dalle unità alloctone molisane. Ne è derivata una struttura complessa, caratterizzata dall’estrema variabilità delle facies nel tempo e nello spazio, sia nelle successioni carbonatiche che in quelle silicoclastiche, ma anche dalla problematica interpretazione dei contatti tra le varie unità tettono-stratigrafiche. Questi contatti sono in larga parte obliterati dai successivi depositi terrigeni dei bacini di thrust-top, dai depositi plio-pleistocenici del ciclo regressivo del bacino adriatico, nonché da vaste coltri di depositi quaternari detritici, che rendono particolarmente complessa la loro analisi. Dopo l’emersione dal mare, infatti, l’area è stata interessata da una intensa e rapida morfogenesi continentale, che ha prodotto ingenti quantità di depositi glaciali, alluvionali e gravitativi determinandone l’unicità e la bellezza dal punto di vista paesaggistico, ma anche la vulnerabilità e la pericolosità geologica.
Nonostante la cartografia geologica dell’area studiata sia stata realizzata con elevato dettaglio, utilizzando anche il supporto biostratigrafico, alcuni aspetti stratigrafici e strutturali rappresentano problematiche ancora aperte, che dovranno essere oggetto di integrazioni ed approfondimenti in occasione di lavori futuri, in particolare per un eventuale progetto di realizzazione del Foglio CARG 370 Guardiagrele.

DEPOSITI QUATERNARI CONTINENTALI

Nel settore in esame in discordanza sulle unità del substrato marino affiorano estesamente depositi continentali in facies di conoide e di piana alluvionale e in facies di versante, riferibili a diverse fasi di sedimentazione inquadrabili fra il Pleistocene medio e l’Olocene, in accordo con quanto riconosciuto dagli autori precedenti (MICCADEI et alii, 2013; ACCOTTO et alii, 2014; CRESCENTI, 2015). Su tali depositi è stato condotto uno studio approfondito, secondo una metodologia di lavoro consolidata, comprendente il rilevamento ex-novo a scala 1:10.000 di tutto il territorio e l’analisi delle foto aeree del volo base (Volo GAI 1954-55 B/N, scala nominale 1:33.000) integrato dallo studio delle coperture aerofotografiche più recenti, delle ortofotocarte, del Digital Terrain Model 10 x 10 m della Regione Abruzzo e delle immagini LiDAR disponibili per l’alto bacino del Fiume Foro e per l’asta fluviale del Fiume Aventino.
Per la rilevanza dei depositi quaternari ai fini applicativi, è stata dedicata particolare attenzione alla caratterizzazione delle facies, secondo quanto previsto nelle linee guida CARG.
Il riferimento dei depositi alle differenti unità stratigrafiche, a carattere preliminare, si basa su correlazioni, con criteri geomorfologici, delle forme di accumulo e delle superfici di appoggio basale delle unità, prestando una particolare attenzione alla caratterizzazione di suoli relitti e sepolti e su alcune datazioni radiometriche, che dovranno essere integrate per la realizzazione del Foglio CARG.
Per la classificazione stratigrafica sono state utilizzate le stesse unità a limiti inconformi definite in altri Fogli della Regione Abruzzo, in maniera da garantire la necessaria omogeneità con il limitrofo Foglio 361 Chieti, il cui bordo meridionale è in gran parte in contatto con l’area di studio, istituendo nuove subunità di significato locale ove necessario. In particolare è stato fatto riferimento al sintema di Catignano della parte alta del Pleistocene medio e al sintema di Valle Majelama, del Pleistocene superiore.
Nel corso dello studio sono emerse alcune novità rispetto a quanto già noto. In particolare: 1) tra Fara San Martino e Lama dei Peligni, nell’area di Corpi Santi, sono stati riconosciuti depositi torrentizi e di debris flow riconducibili a litosomi diversi, progressivamente incassati; 2) lungo la fascia pedemontana fra Fara San Martino e Pennapiedimonte sono stati individuati alcuni lembi di conglomerati alluvionali antichi; 3) nelle Valli dei fiumi Avello e Verde sono stati cartografati depositi alluvionali terrazzati, disposti a diversi livelli lungo i fianchi vallivi, non rappresentati nelle cartografie precedenti; 4) nelle aree fra S. Eusanio e il Piano di Ascigno infine è emersa una sostanziale differenza nell’interpretazione delle ghiaie quaternarie affioranti lungo i fianchi e alla sommità dei rilievi collinari, riferite in questo lavoro alle litofacies ruditiche della formazione di Mutignano e classificate invece come facies alluvionali del Pleistocene medio in letteratura. Altre difformità rispetto a quanto cartografato nel Foglio 316 Chieti meriteranno un ulteriore approfondimento in sede di realizzazione del Foglio geologico 370 Guardiagrele.

DOCUMENTI CORRELATI: