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I custodi delle vette alpine

I lariceti sono foreste diffuse nella fascia più alta dell’arco alpino dove raggiungono le quote al limite della vegetazione arborea

Le foreste di larice appartengono all’habitat di interesse comunitario denominato “9420 Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra”, la cui distribuzione è esclusiva della regione biogeografica alpina. Sono generalmente dominate dalla specie Larix decidua e talvolta associate all’Abete rosso (Picea abies) o al Pino cembro (Pinus cembra) che, nella formazione, può essere dominante.

Si tratta di formazioni forestali il cui sottobosco può presentare una dominanza di arbusti nelle aree in cui il pascolo è assente o marginale, oppure può essere essenzialmente erbaceo quando è presente attività di pascolo. I larici sono le uniche conifere europee a perdere le foglie (gli aghi), il loro caratteristico foliage durante l’autunno conferisce la particolare caratteristica del viraggio dei colori ad interi versanti montani, che passano dal verde al giallo intenso.

Foto G. CarcaniSecondo i dati del IV Rapporto della Direttiva habitat relativi al nostro Paese l’habitat 9420 Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra si trova in uno stato di conservazione inadeguato (U1) e, tra le principali criticità per la sua conservazione, si riscontrano la gestione forestale inappropriata, l’esposizione agli eventi estremi come valanghe, frane e smottamenti, che possono distruggere completamente le foreste di larice, l’innalzamento delle temperature che possono favorire attacchi di patogeni. I cambiamenti climatici, infatti, favoriscono cambiamenti nelle condizioni biotiche che possono determinare l'invasione di specie tipiche di altri habitat, come l’epilobio (Chamaenerion angustifolium),, minacciando l’integrità della struttura della comunità vegetale e rendendo l’habitat meno resiliente.

Anche il pascolo può rappresentare una minaccia per la conservazione dei lariceti in quanto condiziona la composizione dello strato erbaceo; in condizioni di sovra pascolo la composizione del sottobosco tende a perdere il suo equilibrio.

Per valutare lo stato di naturalità dei lariceti, sono molto importanti certi caratteri della corteccia e la profondità dei solchi dei tronchi degli esemplari, perché sono caratteri che indicano vetustà della formazione. Altri ottimi indicatori per valutare lo stato di conservazione delle comunità forestali a larice sono le coperture licheniche presenti sui tronchi, sia in termini di composizione che di struttura; mentre indicatori di degrado sono la presenza all’interno della formazione di specie caratteristiche di ambienti ecotonali e invasive.

Foto D. GentaIl monitoraggio delle formazioni forestali viene effettuata attraverso la realizzazione di rilevamenti floristico -vegetazionali, con attribuzione di valori di copertura (scala di Braun-Blanquet o copertura percentuale) al ricoprimento totale e a tutte le singole specie presenti all'interno dello stand di rilevamento. Trattandosi di comunità diffuse in ambienti di alta montagna il periodo idoneo per i rilevamenti è l’estate, in quanto nelle altre stagioni potrebbe risultare difficile rilevare la maggior parte delle specie. 

Nelle foreste di larice non è raro trovare esemplari arborei maestosi, in Italia sono stati censiti, infatti, diversi larici monumentali.

Vuoi avere altre informazioni e tenere d’occhio lo stato di conservazione dei lariceti alpini nel tempo, sulle specie che si possono incontrare in una passeggiata in questi ecosistemi e sulla diffusione geografica dell’habitat in Italia? Cercalo con il suo codice 9420 oppure con il nome ufficiale “9420 Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra” sul sito Reporting direttiva habitat.

Il sito mette a disposizione i dati relativi all’ultimo rapporto italiano sullo stato di conservazione e la documentazione utile per la realizzazione delle attività di monitoraggio di tutte le specie e gli habitat protetti.

Distribuzione dell'habitat Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra

 Distribuzione dell'habitat Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra

Foto D. Genta

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