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Le Berte preferiscono il buio

Nel periodo di migrazione alcuni uccelli possono essere disorientati dalle luci artificiali prodotte dagli insediamenti umani. Gli effetti dell’inquinamento luminoso sugli uccelli e sulla fauna selvatica in generale sono oggetto di studi e ricerche

Ottobre è il mese in cui gran parte dei giovani di Berta maggiore, a due mesi dalla schiusa dell’uovo e dopo il tramonto del sole, lasciano il nido per iniziare finalmente la loro vita in mare aperto.

Il 17 e 18 ottobre 2025, sull’isola di S. Nicola (Tremiti), due giovani, verosimilmente disorientati dalle luci del paese, sono “atterrati” fra le case; soccorsi grazie alla sensibilità degli abitanti, sono stati riportati nella spiaggia buia, per permettere loro di continuare, incolumi, il viaggio che in qualche settimana li porterà a oltre 10.000 Km dal luogo di nascita, nell’oceano Atlantico centro-meridionale.

Le isole Tremiti devono il loro antico nome a Diomede, eroe greco che secondo la leggenda le creò gettando dei sassi in mare. Dopo la sua morte Venere, impietosita, trasformò i suoi compagni in uccelli, le “diomedee”, per vegliarne la tomba e ricordarlo con il tipico canto lamentoso.

La Berta maggiore è una specie endemica del Mediterraneo, ha un peso di 500-700 g, è lunga circa 50 cm con un’apertura alare che può arrivare a superare il metro. La testa e il dorso sono ricoperti da un piumaggio grigio-bruno, mentre collo e ventre sono bianchi. Il becco è giallo con punta nera, e le zampe sono rosate.

Il suo canto ricorda il pianto di un bambino, più acuto nel maschio e più grave nella femmina. In lontananza, dalle colonie di nidificazione, provengono richiami tristi e malinconici, che il mito ha trasformato nel canto delle sirene.

Una delle due berte maggiori trovate a S. Nicola, Tremiti, prima del suo rilascio in mare (foto Esterina Russo, Comune di Isole Tremiti FG)

Una delle due berte maggiori trovate a S. Nicola, Tremiti, prima del suo rilascio in mare (foto Esterina Russo, Comune di Isole Tremiti FG)

ISPRA, nell’ambito del progetto LIFE MareNatura, dal 2024 studia le “diomedee” (Berta maggiore e Berta minore) delle isole Tremiti, monitorandone le zone di alimentazione e le possibili fonti di minaccia, inquinamento luminoso incluso. Il fenomeno dell’abbagliamento dei giovani non riguarda ovviamente solo le Tremiti: in passato l’attenuazione di un faro troppo intenso realizzata da ISPRA e dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha risolto un analogo problema sull’isola di Pianosa, e in Sardegna l’AMP Tavolara-Punta Coda Cavallo attiva da alcuni anni un progetto di segnalazione, recupero e rilascio delle berte abbagliate. Grazie all’esperienza accumulata, ISPRA è oggi coinvolta nel progetto Interreg TALASSA (FB Progetto), che ha l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione di habitat e specie marine nel Tirreno settentrionale, anche con l’elaborazione di un protocollo di buone pratiche per ridurre l’impatto delle luci artificiali sulle popolazioni nidificanti di berte. 

Inquinamento luminoso:

 https://www.wired.it/article/via-lattea-nascosta-non-si-vede-drammatico-stato-dell-inquinamento-luminoso/

https://www.nationalgeographic.it/inquinamento-luminoso-quali-sono-gli-effetti-negativi-sulla-nostra-salute

 http://www.lightpollution.it/cinzano/web2/prepagina.html

 Migrazione autunnale di una Berta maggiore

Migrazione autunnale di una Berta maggiore adulta marcata con GPS satellitare nel 2012 a Pianosa, Arcipelago Toscano. La primavera successiva questo adulto è tornato a nidificare sulla stessa isola, probabilmente seguendo un itinerario simile a quello del’andata (elaborazione Anna Gagliardo e Enrica Pollonara, Università di Pisa)

Berta maggiore (Calonectris diomedea) nel nido a Capraia, Tremiti (foto Mario Cozzo, ISPRA)

Berta maggiore (Calonectris diomedea) nel nido a Capraia, Tremiti (foto Mario Cozzo, ISPRA)