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Piccolo, unico e in pericolo: sono passati poco più di vent’anni dalla “scoperta” dell’orecchione sardo

Il Plecotus sardus è una specie di chirottero endemica della Sardegna ed è considerato dai ricercatori a rischio di estinzione

Esiste ancora l’opportunità per gli zoologi di scoprire un nuovo mammifero in un paese antropizzato come l’Italia? Nel 2002 due ricercatori del Centro per lo Studio e la protezione dei Pipistrelli in Sardegna, Mauro Mucedda ed Ermanno Pidinchedda, incuriositi dalle anomalie morfologiche di alcuni pipistrelli, dopo le analisi effettuate sul DNA prelevato da alcuni esemplari, in collaborazione con i ricercatori tedeschi Andreas Kiefer e Michael Veith, dimostrarono in maniera inconfutabile che si trovavano al cospetto di una nuova specie! Il Plecotus sardus, detto anche orecchione sardo, è un unicum tra le specie dei chirotteri, vivendo esclusivamente in alcune aree della Sardegna e per questo considerato un endemismo.

L’orecchione sardo

Il Plecotus sardus appartiene al gruppo dei chirotteri del genere Plecotus, che comprende in Italia cinque specie. L’identificazione di queste specie risulta particolarmente difficoltosa perché sono considerate “specie criptiche” o “specie gemelle” che, come dice la parola, appaiono quasi identiche e difficilmente riconoscibili.

Il carattere morfologico più evidente che differenzia il Plecotus sardus dalle altre specie di orecchioni è la forma del trago. Il trago è una sottile membrana o lamella, di forma lanceolata (a forma di lancia), che si trova davanti al padiglione auricolare e che è parte integrante dell’apparato di ecolocazione dei pipistrelli, cioè quello che permette agli animali di orientarsi in volo mediante l’emissione e la ricezione degli ultrasuoni. Nella nuova specie, il trago è di dimensioni maggiori rispetto a quello di qualsiasi altro orecchione noto in Europa ed appare evidentissimo nell’osservazione diretta. 

Le grandi orecchie rispetto ad un corpo minuto conferiscono quindi una fisionomia unica alla specie.  La lunghezza totale della testa e del corpo è di circa 45 mm e le orecchie sono lunghe tra i 37,5 e i 39 mm. Immaginiamo quanto, dalla prospettiva di questo pipistrello, le “ridottissime” proporzioni dell’orecchio umano debbano risultare stravaganti.

Altre caratteristiche distintive rispetto alle specie appartenenti allo stesso genere riguardano la morfologia del pene e del suo piccolissimo osso a forma di y, le dimensioni del pollice e del piede.

Plecotus sardus Foto M.Mucedda

Plecotus sardus Foto M.Mucedda

Dove vive?

L’ecologia dell’Orecchione è ancora poco documentata ma si è riscontrato che predilige gli ambienti boschivi, in particolare le zone carsiche ricche di grotte che sembrano essere i suoi rifugi abituali, sia per la riproduzione che per il letargo invernale.  Sono stati individuati anche rifugi all’interno di edifici sebbene in numero ridottissimo. Le strategie di alimentazione e il comportamento riproduttivo rimangono ancora sconosciuti così come sono anche poco conosciuti i movimenti migratori. 

L‘areale del Plecotus sardus è limitato a due macro aree, una comprendente territori della parte centro orientale della Sardegna, situati nei comuni di Baunei, Dorgali, Oliena e Orgosolo, e l’altra più a ovest dalla falde del Gennargentu sino al Lago Omodeo, nei comune di Ula Tirso e Busachi.

Distribuzione dell'orecchione sardo. Fonte sito reportingdirettivahabitat

Distribuzione dell'orecchione sardo. Fonte sito reportingdirettivahabitat

 

Quali sono i principali fattori di minaccia?

L’orecchione sardo è protetto dalla Direttiva Habitat, dalla Convenzione di Bonn (Eurobats) e dalla Convenzione di Berna. Purtroppo tutti i dati recenti dimostrano un peggioramento della condizione di conservazione: secondo la valutazione ai sensi della direttiva la specie è in uno stato sfavorevole di conservazione con un trend in decremento e secondo i criteri IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) la specie  è stata classificata negli ultimi anni come in Pericolo Critico (CR) nella Lista Rossa Italiana.

Le minacce di origine antropica, insieme agli impatti derivanti dagli incendi e ai cambiamenti climatici, hanno contribuito in modo significativo alla drastica riduzione della popolazione di questa specie negli ultimi anni. I monitoraggi condotti in modo sistematico sulle colonie note hanno dimostrato una diminuzione del 30% della popolazione in una sola generazione e i modelli matematici presentati in uno studio recentemente pubblicato su Biodiversity and Conservation hanno evidenziato una correlazione significativa tra incendi boschivi, ondate di calore e variazione nel numero di precipitazioni estive. Questi modelli indicano un’alta probabilità di estinzione della specie nel periodo compreso tra il 2040 e il 2085.

Nel 2022, la popolazione contava 150 individui maturi secondo i censimenti effettuati presso le poche nursery conosciute (M. Mucedda, 2023), ma se non verranno applicati seri interventi di protezione, i fattori che hanno causato un tale declino saranno probabilmente destinati a persistere o peggiorare. Vi è quindi un urgente bisogno di adottare misure per una rigorosa protezione dei rifugi, in particolar modo quelli negli edifici, e degli habitat utilizzati da questo pipistrello. Nonostante siano state intraprese alcune azioni per la conservazione della specie, resta ancora molto da fare. 

Perché la scoperta dell’orecchione sardo è straordinaria?

La scoperta di una nuova specie di mammiferi è importante perché, oltre all’estremo interesse scientifico, paradossalmente ci fornisce un’ulteriore conferma del nostro basso grado di conoscenza del mondo naturale.

La fauna italiana (marina, terrestre e d’acqua dolce) è stimata in oltre 60.000 specie, di cui circa il 98% costituito da Invertebrati e il rimanente 2% da circa 1.300 specie di Vertebrati. Il phylum più ricco è quello degli Artropodi, con quasi 50.000 specie, in buona parte appartenenti alla classe degli Insetti, in particolare Coleotteri (12.000 specie circa). I mammiferi selvatici (escludendo l’uomo e gli animali domestici) contano circa 126 specie rappresentando lo 0,2 % del totale delle specie Italiane e di queste ben 34 sono pipistrelli. Quali sorprese ci riserverà il restante 99 % della fauna presente in Italia se già da un sottoinsieme ristretto e molto studiato come quello dei mammiferi emergono risultati così sorprendenti?

I chirotteri e la loro lunga storia evolutiva

È probabile che i primi chirotteri si siano evoluti da primitivi mammiferi arboricoli ossia adattati alla vita sugli alberi. Inseguire a balzi gli insetti-preda da un ramo all’altro potrebbe esser stata la premessa per l’evoluzione del palagio, una membrana interdigitale, che insieme all’allungamento delle dita, ha dato origine all’ala dei pipistrelli che conosciamo oggi. Il fossile più antico di un antenato del pipistrello risale a circa 52 milioni e mezzo di anni fa, ma studi molecolari suggeriscono che l’origine dei chirotteri potrebbe risalire a circa 67 milioni di anni fa, poco prima della quinta estinzione di massa avvenuta sul nostro pianeta che spazzò via i dinosauri e molte altre forme di vita dalla Terra. La capacità di volare, seguita dalla capacità di percepire l’ambiente circostante attraverso un ecosonar biologico per essere attivi al buio, ha permesso agli antenati di questa specie di accedere a una risorsa alimentare precedentemente irraggiungibile o scarsamente sfruttata da altri animali: gli insetti volatori notturni. Nel frattempo, nello stesso periodo, gli uccelli si erano già abbondantemente diversificati, occupando probabilmente la nicchia ecologica diurna e cibandosi anche degli insetti volatori diurni.

Nel mondo sono conosciute almeno 1.376 specie di pipistrelli, distribuite in 19 famiglie differenti, mentre in Europa ne sono presenti 48.

Vuoi sapere altre informazioni sull’orecchione sardo, sugli habitat dove vive e sulla diffusione geografica della specie in Italia? Cercalo con il suo nome scientifico, Plecotus sardus sul sito ufficiale Reporting direttiva habitat.

 

Siamo parte della natura: proteggiamola con piccole attenzioni.

Non raccogliere i fiori, non dar da mangiare o avvicinare gli animali selvatici, non degradare gli habitat: la cura è aver cura.

Un video a cura del Centro Pipistrelli Sardegna

http://www.pipistrellisardegna.org/sardus.htm