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Danube Floodrisk

 

clip image003.jpgIl progetto Danube Floodrisk è stato approvato nel corso del primo bando del programma di cooperazione territoriale South-East Europe e si è avvalso di un finanziamento comunitario di oltre 6 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo regionale e dello strumento finanziario IPA, riservato ai paesi in fase di pre-adesione alla UE.

All’iniziativa di cooperazione transnazionale Danube Floodrisk, coordinata dal Ministero dell’Ambiente della Romania, hanno partecipato 20 enti, incaricati di svolgere le attività finanziate dalla direzione generale per la politica regionale della Commissione Europea, e 5 istituzioni con il ruolo di osservatori, tra cui la Commissione internazionale per la protezione del Danubio che ha sede a Vienna, il Joint Research Center di Ispra, l’Istituto federale tedesco per l’idrologia di Coblenza, l’Agenzia per l’ambiente bavarese, il consiglio regionale di Tubinga.
Il coinvolgimento di così tanti enti, tra amministrazioni pubbliche centrali, agenzie regionali, università, istituti di ricerca ed organizzazioni non governative di 9 paesi dell’area sud-orientale dell’Europa, è stato giustificato dall’importanza del Danubio, il secondo fiume europeo più lungo dopo il Volga che, comunque, non scorre in aree di cooperazione comunitaria.
Al progetto, che si è occupato principalmente delle misure più efficaci, specie dal punto di vista dei costi, per prevenire e mitigare il rischio di inondazioni nel bacino del Danubio, ha contribuito anche il Dipartimento tutela acque interne e marine dell’ ISPRA, che è l’unico ente italiano presente nell’ampio e variegato partenariato di Danube Floodrisk (il sito del progetto è disponibile in rete al link www.danube-floodrisk.eu).
L’Italia, infatti, è annoverata tra i paesi del bacino danubiano per il contributo di risorse idriche apportate dal tratto italiano del fiume Drava, che nasce vicino a San Candido nelle Dolomiti di Sesto e da quello dei torrenti Spöl, le cui sorgenti si trovano vicino a Livigno in Valtellina, e Slizza, il cui corso inizia vicino al comune di Tarvisio per poi immettersi in Austria nel fiume Gail, tributario della Drava.
In totale, la quota italiana del bacino del Danubio ammonta a circa 600 kmq, una porzione minuscola rispetto alle ben più consistenti aree in territorio austriaco, sloveno, ungherese, rumeno, croato, serbo, bulgaro. Ciò nonostante, le comuni attività di applicazione della Direttiva Alluvioni, adottata dai paesi membri dell’Unione Europea il 26 novembre 2007, spingono tutti gli Stati membri, ed anche quelli che sono candidati a farne parte, come ad esempio la Croazia e la Serbia, che partecipano al progetto Danube Floodrisk, a collaborare per ridurre la vulnerabilità del territorio europeo di fronte a eventi naturali di estrema gravità come le inondazioni. In particolare, al partner ISPRA è stato chiesto di contribuire al trasferimento delle metodologie e delle conoscenze ed esperienze maturate nel corso degli anni dall’entrata in vigore della Legge 183/89 sulla difesa del suolo.
L’incentivo rappresentato dal finanziamento comunitario per la cooperazione territoriale ha consentito di realizzare le attività di valutazione del rischio di alluvioni, la sua mappatura, il coinvolgimento di tutte le parti interessate alla gestione di tale rischio naturale, l’adozione di misure di riduzione dei possibili danni mediante una più corretta pianificazione del territorio con una visione più ampia ed attenta alle esigenze di tutti i possibili soggetti interessati al problema. Questo importante e necessario approccio transnazionale ed interdisciplinare alla prevenzione e gestione del rischio di inondazioni è forse il principale e più utile prodotto fornito dal progetto Danube Floodrisk.

ISPRA ha contribuito attivamente ai gruppi di lavoro costituiti per l’avanzamento dei workpackages del progetto, in particolare a quelli sull’armonizzazione dei dati idrologici e dei modelli di valutazione del rischio di alluvioni, sui requisiti per la produzione di mappe del rischio e l’integrazione degli strumenti di pianificazione territoriale per la prevenzione e la mitigazione delle inondazioni, e ha organizzato a Venezia il seminario dal titolo “Experiences in identifying and involving stakeholders and end-users in the floodrisk planning”.
All’evento hanno collaborato le Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico e dell’Adige ed altre strutture competenti per il rischio inondazione, presenti sul territorio. Il seminario ha infatti inteso trasferire al partenariato di progetto esperienze, conoscenze e strumenti di informazione e coinvolgimento degli utenti dei prodotti e servizi sviluppati dagli enti preposti alla gestione del rischio inondazione nell’area adriatico-danubiana. Del resto, Venezia rappresenta un caso unico, una vera e propria sfida, non solo a livello comunitario ma mondiale, nell’adattamento al rischio inondazione ed è diventata con il tempo sede di un laboratorio di tecniche, metodologie e sistemi innovativi di particolare rilievo.

I risultati del progetto, che si è concluso nel dicembre 2012, sono inoltre confluiti nella pubblicazione “Danube Atlas. Hazard and Risk Maps”.