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Il segreto dell'isola di Pianosa: una popolazione italiana nativa di lepre europea (Lepus europaeus meridiei Hilzheimer, 1906)

Autori: Mengoni Chiara1, Trocchi Valter1, 2, Mucci Nadia1 , Gotti Camilla1, Giannini Francesca3, Mallia Egidio4, Geminiani Cristian5 e Baccetti Nicola1

 

La Lepre europea (Lepus europaeus Pallas, 1778) è uno dei mammiferi più gestiti e traslocati in Europa per la sua rilevanza come specie di interesse venatorio.  I ripopolamenti di lepri europee in Italia sono iniziati già nei primi anni del 1900 e continuano ancora oggi. Storicamente queste attività effettuate anche con esemplari importati da altri Paesi, hanno determinato  diffusi fenomeni di introgressione delle  popolazioni native di L. europaeus (Pierpaoli et al., 1999, Riga et al., 2001).
L'attuale patrimonio genetico delle popolazioni di lepre europea nella Penisola è costituito da una mescolanza di linee native ed esotiche. Di conseguenza vari  Autori ritengono che tale attività sia all’origine dell'estinzione della sottospecie endemica, L. europaeus meridiei Hilzheimer 1906, tradizionalmente descritta per l'Italia centrale e settentrionale, Croazia settentrionale e Francia sud-orientale (Amori et al., 1996, 1999; Angelici, 1998; Pierpaoli et al., 1999; Riga et al., 2001). Tuttavia, a seguito di campionamenti realizzati negli anni Novanta dello scorso Secolo nella Penisola, Pierpaoli e coll. (1999, 2003) riscontrarono tre aplotipi mitocondriali filogeneticamente distinti e “ancestrali”, in campioni raccolti in aree remote dell'Appennino; ulteriori aplotipi filogeneticamente affini sono stati accertati più di recente anche in provincia di Arezzo da Canu e coll. (2013). Si tratterebbe delle tracce genetiche di una popolazione ancestrale, rimasta isolata in Italia già durante l'ultima glaciazione (ascrivibile alla sottospecie L. e. meridiei), mentre la presenza di altri aplotipi nelle popolazioni italiane di Lepre europea sarebbe la conseguenza di più recenti eventi di colonizzazione/traslocazione. Le ricostruzioni filogeografiche suggeriscono che il genere Lepus colonizzò l'Europa continentale con successive ondate di espansione dai rifugi eurasiatici del sud-est (Randi, 2007; Fløjgaard et al., 2011). Pur essendo probabile, non è certo che  la penisola italiana sia stata un'area di rifugio glaciale e di differenziazione per L. europaeus, come lo è stato per L. corsicanus (Pierpaoli et al., 1999, 2003; Mengoni et al., 2015).
L'isola di Pianosa (Livorno, Toscana) fa parte del PNAT ed è inclusa nella Rete Ecologica Europea Natura2000 (SPA IT5160016 e SAC IT5160013). Nel 1856 fu istituita sull’isola una colonia penale agricola, poi tramutatasi in carcere di massima sicurezza, ma nel 1998 il penitenziario fu dismesso. L'isola è caratterizzata da habitat di macchia mediterranea e la mammalofauna è rappresentata da roditori, chirotteri, gatti inselvatichiti (eradicati nel 2017 nell'ambito delle azioni del progetto RESTO CON LIFE) e da una piccola popolazione di Lepre europea (L. europaeus), stimata in 490- 626 individui nell'autunno 2016.
Nel 2014 il progetto europeo LIFE13 NAT/IT/000471 (RESTO CON LIFE - “Island conservation in Tuscany, restoring habitat not only for birds”), riguardante l'eradicazione di specie esotiche su diverse isole appartenenti al PNAT, ha fornito l'importante opportunità di studiare questa piccola popolazione di lepre di cui avevamo solo informazioni storiche limitate.

 

L'origine della popolazione di L. europaeus su Pianosa non è ben chiara. Alcuni reperti paleontologici rinvenuti sull’isola, che riguardano il ​​genere Lepus, risalgono al periodo del tardo Pleistocene, in corrispondenza delle fluttuazioni del livello del mare durante l'ultimo episodio glaciale (De Stefano, 1913, Stehlin, 1928, Azzaroli, 1978). Analizzando i documenti storici, Repetti (1835) fu il primo a menzionare la presenza di "lepri" su Pianosa, presenza poi confermata da Zuccagni-Orlandini (1837) e dal Simonelli (1884). Quest'ultimo Autore riportò l'opinione dell’allora Direttore della colonia penale, secondo il quale le lepri sarebbero state introdotte sull'isola tra il 1840 e il 1850. Anche Sommier (1909) riferì che l'introduzione avvenne negli stessi anni. Secondo Ghigi (1911), alcune associazioni venatorie, già nel primo decennio del Novecento, effettuarono azioni di ripopolamento in Toscana immettendo "lepri austriache". Secondo Angelici e Spagnesi (2008) a Pianosa furono realizzati ripopolamenti di L. europaeus anche “a partire dagli anni 1920 – 1930 in poi”.
Grazie alle attività promosse dal progetto LIFE è stato possibile caratterizzare geneticamente la popolazione di Lepre europea dell'isola di Pianosa. Tutti gli individui analizzati condividono un aplotipo mitocondriale unico, l'aplotipo L. europaeus Leu2 (corrispondente all’aplotipo AR02 di Canu e coll. - 2013), già indicato da Pierpaoli e coll. (1999) come aplotipo ancestrale, riconducibile alla sottospecie L. europaeus  meridiei.
I loci nucleari mostrano una differenziazione genetica tra la popolazione di Pianosa e le lepri peninsulari italiane, spiegabile sia per la diversa origine degli individui, sia per l'assenza di flusso genico tra la terraferma e l'isola. La variabilità genetica della popolazione di Lepre europea di Pianosa mostra valori bassi, ma simili a quelli mostrati da L. castroviejoi e L. timidus, e superiori a quelli di L. corsicanus in Sicilia (Mengoni et al., 2015).
È anche molto interessante notare che Pierpaoli e coll. (1999) e Canu e coll. (2013) hanno riscontrato un'alta prevalenza di questi aplotipi ancestrali autoctoni in popolazioni di Lepri europee che vivono a quote  più elevate in Appennino, probabilmente meno interessate dalle attività di ripopolamento artificiale. Nella lista italiana dei Mammiferi minacciati (Amori et al., 1996; 1999; Angelici et al., 1998) L. e. meridiei è stata valutata in pericolo critico (CE), secondo le categorie IUCN (1994, 1996), assumendo che molto probabilmente sia stata compromessa in modo irreversibile e ormai contaminata dai continui ripopolamenti venatori (Riga et al., 2001). I nostri risultati indicano che tutti i campioni raccolti sull'isola di Pianosa possiedono l'aplotipo ancestrale italiano più comune e loci nucleari distinti rispetto alle popolazioni peninsulari indicando così la presenza di una popolazione storica attribuibile a L. Europeus meridiei.

 

La scoperta di questa popolazione antica e probabilmente autoctona all’interno di un'area protetta (PNAT), isolata e non interessata da eventi di traslocazione/ripopolamento recenti, è di enorme rilevanza conservazionistica. Certamente sono necessari ulteriori studi, monitoraggi ed analisi genetiche per valutarne lo stato generale e i principali fattori limitanti, oltre che per elaborare un adeguato piano di conservazione, che possa assicurare la tutela di questo importante taxon ritenuto estinto per introgressione genica.

 

 

  1. Amori G, Angelici FM, Prigioni C e Vigna Taglianti A (1996) The mammal fauna of Italy a review. Hystrix 8 (1-2): 3-7
  2. Amori G, Angelici FM, Boitani L (1999) Mammals of Italy: A revised checklist of species and subspecies (Mammalia). Senckenbergiana biologica 79(2): 271-286
  3. Angelici FM (1998) Lepre europea (autoctona) Lepus europaeus meridiei, Lepre appenninica Lepuscorsicanus, Lepre sarda Lepus capensis mediterraneus. Libro Rosso Degli Animali d'Italia, Vertebrati (eds F. Bulgarini, E. Calvario, F. Fraticelli, F. Petretti e S. Sarrocco), WWF Italia, 116-117
  4. Azzaroli A (1978) Fossil Mammals from the island Pianosa in the northern Tyrrhenian sea. Bollettino della Società Paleontologica Italiana Vol. 17 (1): 15-27
  5. Canu A, Scandura M, Luchetti S, Cossu A, Iacolina L, Bazzanti M, & Apollonio M (2013) Influence of management regime and population history on genetic diversity and population structure of brown hares (Lepus europaeus) in an Italian province. European journal of wildlife research 59(6): 783-793
  6. De Stefano G (1913) Osservazioni paleontologiche e deduzioni cronologiche sulla fauna dei mammiferi fossili attribuiti al quaternario dell'isola di Pianosa. Rivista Italiana di Paleontologia, Vol. XIX
  7. Fløjgaard C, Normand S, Skov F & Svenning JC (2011) Deconstructing the mammal species richness pattern in Europe–towards an understanding of the relative importance of climate, biogeographic history, habitat heterogeneity and humans. Global Ecology and Biogeography 20: 218-230
  8. Ghigi A (1911) Ricerche faunistiche e sistematiche sui Mammiferi d’Italia che formano oggetto di caccia. Natura 2(10-11): 289-337
  9. Hilzheimer M (1906) Die europaischen Hasen. Zool. Anz. 30: 510-513
  10. Mengoni C, Mucci N, Randi E (2015) Genetic diversity and no evidences of recent hybridization in the endemic Italian hare (Lepus corsicanus). Conservation Genetics 16(2): 477-489
  11. Pierpaoli M, Riga F, Trocchi V, Randi E (1999) Species distinction and evolutionary relationships of the Italian hare (Lepus corsicanus) as described by mitochondrial DNA sequencing. Molecular Ecology 8 (11): 1805-17
  12. Pierpaoli M, Riga F, Trocchi V, Randi E (2003) Hare populations in Europe: intra and interspecific analysis of mtDNA variation. Comptes rendus biologies 326: 80-84
  13. Randi E (2007) Phylogeography of south European mammals. In: Phylogeography of southern European refugia. Springer Netherlands pp. 101-126
  14. Repetti E (1835) Dizionario geografico fisico e storico della Toscana. Firenze, Vol. II: 607-611
  15. Riga F, Trocchi V, Randi E, Toso S (2001) Morphometric differentiation between the Italian hare (Lepus corsicanus De Winton, 1898) and the European brown hare (Lepus europaeus Pallas, 1778). Journal of Zoology, 253: 241-252
  16. Simonelli V (1884) Notizie sulla flora e sulla fauna di Pianosa. In: Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Verbali IV: 64-68
  17. Sommier S (1909) La flora dell'isola di Pianosa nel mar Tirreno. Nuovo Giornale Botanico Italiano, 16: 357-438
  18. Stehlin HG (1928) Ueber eine altpleistociine Siiugetierfauna von der Insel Pianosa. Eclogae Geologicae Helvetiae 21: 433-469
  19. Zuccagni-Orlandini A (1837) Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole, corredata di un atlante, di mappe geografiche e topografiche, e di altre tavole illustrative di Attilio Zuccagni-Orlandini: Corografia fisica, storica e statistica degli stati sardi italiani di terraferma. Continuazione della topografia storico-governativa. 4 (Vol. 4). presso gli editori

 

 

1Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Via Cà Fornacetta 9, 40064 Ozzano dell’Emilia (BO).

2Federazione Italiana della Caccia. Via Salaria 298/a, 00199 Roma.

3Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Loc. Enfola,57037 Portoferraio (LI).

4Veterinario. C. da Cugni Cassaro, 96017 Noto (SR).

5Naturalista. Via Canaletta 7, 40026 Imola (BO).