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La prospettiva delle Alpi

Il monitoraggio nazionale del lupo nelle Alpi: i numeri e le storie di un ritorno naturale

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Entracque è un piccolo paese dell’alta val Gesso, circondato da montagne che, in ottobre, disegnano il paesaggio con i colori dell’autunno. Nella sede del Parco naturale delle Alpi Marittime si trova il Centro grandi carnivori, che nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU coordina le attività del monitoraggio nazionale del lupo per la regione Alpina insieme all’Università di Torino DBIOS. Tutti i dati raccolti nei mesi passati, dopo esser stati validati dalle singole regioni e provincie autonome, arrivano in queste stanze dove iniziano il loro lungo viaggio che li trasformerà in numeri, sigle, percentuali da inserire in un database. Una volta aggregati con quelli della regione peninsulare, popoleranno il modello statistico che estrapolerà il risultato finale di questa grande avventura: la prima stima della distribuzione e abbondanza del lupo su scala nazionale.

L’importante novità nella strategia di questo lavoro non consiste nei protocolli proposti per la raccolta dei dati, perché le tecniche sono già in uso su scala locale in molti contesti, ma nella sua applicazione contemporanea e standardizzata su scala nazionale. Questa prima fotografia (survey) dello status della popolazione di lupo permetterà, nel futuro, un monitoraggio, cioè la misurazione di parametri ripetuta nel tempo.

I numeri che raccontano i dettagli del monitoraggio nella zona Alpina sono interessanti per capire l’enorme mole di lavoro portata avanti in questi mesi. 

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Sono state indagate 474 celle 10x10 km, dove il lupo, da indagini precedenti, risultava essere presente. In ciascuna di esse, i tecnici hanno tracciato dei sentieri detti transetti per un totale di 8480 km, su cui sono stati raccolti, tra ottobre 2020 e aprile 2021, 8700 segni di presenza della specie: fatte, orme, predazioni, fotografie, lupi morti. Sono state eseguite analisi genetiche su 1748 campioni di escrementi. Tutto ciò è stato possibile solo grazie al coinvolgimento circa di 1000 operatori che hanno percorso, a intervalli regolari, i transetti arrivando a coprire l’incredibile distanza di 41000 km circa (equivalente al giro della terra).

Organizzare e coordinare tante persone in territori così diversi, significa relazionarsi con istituzioni differenti, organizzare dei corsi di formazione per condividere il metodo scientifico e le linee guida per la raccolta dei segni di presenza, organizzare una infrastruttura che sia in grado di selezionare i dati e validarli. Questa operazione si chiama Network lupo: un insieme di relazioni, competenze e sensibilità che sono state uno degli obiettivi centrali del monitoraggio e che si spera possano essere riutilizzabili anche in altri progetti che abbiano come focus la biodiversità e la conservazione della natura.

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Il guardiaparco Erik Rolando, mentre raccoglie un campione di escremento di lupo

 

Incontri camminati

È arrivato il momento di mettere gli scarponi e seguire, attraverso gli incontri camminati, Francesca Marucco, Elisa Avanzinelli ed Erik Rolando nella loro attività di campo. Le parole intrecciano storie cadenzate nel ritmo dei passi e il ritorno del lupo è il filo che lega il cambiamento avvenuto nelle terre alte, ultima frontiera interiore del nostro paese.

Un sentiero tortuoso, che parte dal giardino botanico Valderia, si inerpica nella valle. A fine ottobre il giallo colora le Alpi Marittime e il larice lo interpreta con eleganza disarmante. Poi sono i faggi, i maggiociondoli, gli aceri a confonderne le tonalità, creando la giostra giocosa che, giorno dopo giorno, rimescola rosso, arancio e verde.  

Il lupo è tornato a popolare naturalmente l’arco alpino dalla metà degli anni Novanta. La sua diffusione lenta verso oriente racconta, qui come altrove, il susseguirsi dei mutamenti sociali ed economici di questi luoghi, storie di uomini e boschi che hanno influenzato l’ecosistema in cui il lupo è l’apice della catena alimentare. Mentre il sentiero segue l’andamento dell’acqua, le montagne disegnano orizzonti remoti, passi alpini e antiche vie di comunicazione. Il mare dista due o tre giorni di cammino e fa sentire la sua presenza nella straordinaria biodiversità che fa delle “Alpi sul mare” un vero e proprio paradiso naturale.

Si incontrano dei rimasugli di muri, rovine di piccole baite o stazzi in pietra, tracce di una montagna diversamente abitata fino agli anni ‘50.

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Geografie selvatiche

Il colle di Cadibona, in provincia di Savona, è il punto di confine geografico tra le Alpi Marittime e l’Appennino Ligure. Nulla di più che una convenzione umana, utile per dare un confine mentale ai sistemi montuosi che attraversano l’Italia senza interruzione. È la via che i lupi hanno seguito, quando, dagli anni ’70, gli ultimi branchi rimasti nell’Italia centro meridionale hanno trovato condizioni propizie alla loro espansione. La parola chiave che viene ripetuta dagli esperti è ricolonizzazione naturale, cioè il lupo se trova delle condizioni propizie, grazie alla sua caratteristiche ecologiche, tende negli anni a insediarsi in nuovi territori. E così è stato: una lenta ricolonizzazione da parte dei lupi appenninici. L’ultimo lupo alpino fu ucciso nel 1921, quando la montagna era fortemente popolata, coltivata e vissuta.

Subito dopo la Seconda guerra mondiale, con l’urbanizzazione e il tramonto dell’economia montana, le terre alte si sono spopolate. Nelle pagine del cuneese Nuto Revelli si trovano le parole di un mondo contadino che scompare, vinto e dimenticato dalle mutate condizioni storiche. Gli stazzi, i borghi, i pascoli abbandonati sono stati riconquistati progressivamente dal bosco in un processo di rinaturalizzazione che è tuttora in atto. Da questo contesto il lupo ha tratto vantaggio, grazie all’introduzione di leggi di protezione che ne hanno vietato la caccia, l’istituzione di nuove aree protette, l’aumento delle prede e un cambio culturale di percezione nei confronti della specie.

Il primo lupo è stato avvistato nel vicino Parc National du Mercantur in Francia alla Vigilia di Natale del 1993. Nel 1996, in val Pesio, è stata confermata la presenza di un branco sul versante italiano. Da allora si è osservata una lenta e continua espansione della specie nei territori alpini da Occidente verso Oriente. Da un punto di vista scientifico è stato una occasione unica per osservare, con estremo dettaglio, le dinamiche di espansione della popolazione del lupo in una zona vergine. Ma accanto a questo successo della specie sono iniziati, fortissimi, i conflitti con le attività degli allevatori. La presenza dei lupi ha ridisegnato e cambiato i metodi di allevamento, reintroducendo ricoveri notturni sicuri per gli animali, i cani da guardiania e abbandonando l’allevamento brado. La politica dei rimborsi dei capi predati, il supporto nella costruzione di recinti, l’aiuto pratico nel gestire le varie criticità hanno costituito un processo che, dopo vent’anni, inizia a dare i primi risultati per una convivenza possibile. La biodiversità ha un costo e non solo chi vive le terre alte deve sobbarcarsene le spese. È l’approccio del progetto Life WolfsAlps EU che da anni si occupa di queste tematiche.

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Elisa Avanzinelli, Giuseppe Canavese e Francesca Marucco nella sede del Parco

 

Elisa ed Erik osservano dai binocoli i camosci alpini che si muovono su una rupe vertiginosamente scoscesa. Il cielo apre varchi di luce tra le nuvole e tutto si illumina. I loro occhi frugano la montagna sapendo cogliere, con pazienza, l’inaspettato. Tra le cime che ci separano dalla Francia si intravedono i passi, attraversati dagli uomini invisibili di ieri e di oggi. La montagna, terra di rifugio e riscatto nella lotta partigiana di queste valli, racconta di Cuneo medaglia d’oro al Valor Militare e dei sentieri percorsi dagli ebrei in fuga dalla persecuzione nazista. Oggi è attraversata da chi cerca una via di speranza dalle guerre e dalle carestie per una vita più dignitosa. La storia degli uomini, qui più che mai, incrocia quella dei lupi. Non è un caso che il centro faunistico di Entracque si chiami proprio “uomini e lupi” che, con le sue 20000 presenze di visitatori annui, sia un luogo di divulgazione scientifica e volano per l’economia della zona.

La valle si stringe fino a diventare un sentiero che porta ai laghetti sulla cresta. Siamo sull’alta via dei re, un trekking di più giorni che si snoda intorno al massiccio del monte Argentera. Il monitoraggio nazionale incrocia paesaggi sonori, parole e dialetti d’Italia che in queste valli diventano lingua occitana: musicalità e cadenze riprese nei suoni della ghironda, nei modi di dire, nella visione del mondo. Le rocce confondono sagome di camosci che fatichiamo a riconoscere. Improvvisamente una folata di vento scompiglia i larici, una pioggia di aghi gialli ci sommerge. È tempo di mettersi sulla via del ritorno. Tra qualche settimana la neve coprirà la valle e allora, i lupi, che ci stanno osservando da qualche parte lassù, lasceranno impronte allineate sul bianco manto invernale.

 

Entracque ottobre ‘21

 

Grazie al Parco naturale delle Alpi marittime, al Centro grandi carnivori, al Centro faunistico Uomini e lupi, al progetto Life WolfAlps EU, a Francesca Marucco - coordinatrice del Monitoraggio nazionale del lupo nella zona alpina , Elisa Avanzinelli - Technical manager progetto Life WolfAlps EU, Valentina la Morgia - Ispra, Giuseppe Canavese - Direttore vicario del Parco naturale delle Alpi Marittime, Erik Rolando -Guardiaparco.

traccelupo@isprambiente.it

infografica sul monitoraggio del lupo

Sito ufficiale ISPRA del monitoraggio nazionale lupo

 

Testi Giulio Carcani, Foto Daniela Genta, revisione scientifica Francesca Marucco, Elisa Avanzinelli, Paola Aragno