Istituto Superiore per la Protezione
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Una giornata da Lupi #1

Sulle tracce del grande carnivoro insieme ai tecnici del monitoraggio nazionale del lupo

Tra l’Irpinia e la Capitanata

L’autostrada del sole ci porta verso sud, al confine tra l’Irpinia e il Foggiano, per iniziare a conoscere i luoghi e le persone della prima survey del monitoraggio nazionale del lupo. Mentre la Panda di istituto macina chilometri, i parchi naturali del Lazio accompagnano l’uscita dal Grande raccordo anulare: i Lepini e i Lucretili lasciano il posto agli Ausoni, gli Aurunci e le vette imbiancate dei Simbruini. I lupi sono da qualche parte, in montagna e in collina, alcuni iniziano a scendere in pianura e sarà il monitoraggio a stimare il dove e il quanto siano diffusi.


aragno2.pngPaola Aragno guida e non si sottrae alle domande che nascono spontanee sull’argomento nonostante l’ora antelucana. È la coordinatrice nazionale del progetto, ha partecipato alla scrittura delle linee guida e ora sta andando a raccogliere dei campioni di materiale organico per il laboratorio di genetica ISPRA di Ozzano dell’Emilia

Il monte Cassino e il suo monastero guardano la pianura. È il 27 di gennaio, Giorno della Memoria e il pensiero va alla linea Gustav e alle tragiche vicende di guerra avvenute qui, il bombardamento dell’abbazia, che aveva per secoli tramandato il sapere degli antichi, l’atroce battaglia, il saccheggio e lo scempio sulla popolazione civile.

Un attimo di sospensione, il tempo di un pensiero, le nuvole disegnano minacciosi ghirigori verso est.

“Mai la fauna selvatica è stata così bene dal dopoguerra” spiega Paola. È una delle tante cose controintuitive a cui bisogna abituarsi quando si indaga in profondità un argomento. Le montagne hanno iniziato a spopolarsi con la fine della Prima guerra mondiale per motivi essenzialmente economici. È iniziata lenta e inesorabile l’avanzata dei boschi che oggi ricoprono circa un terzo della superficie italiana e con loro la fauna selvatica ha trovato habitat adatti a riprodursi. Cinghiali, cervi, caprioli, daini, stambecchi, camosci, reintrodotti dall’uomo in aree specifiche, hanno prosperato ricolonizzando ampie zone del territorio montuoso. Il lupo, dopo esser stato ad un passo dall’estinzione negli anni ‘70 del secolo scorso, grazie a leggi specifiche di tutela e protezione, è ritornato, trovando nell’abbondanza di ungulati un motivo di tranquillità alimentare.

Lasciamo sfilare le montagne del Parco Regionale del Matese e salutiamo il Vesuvio, facendo dell’Irpinia il nostro ingresso nel sistema appenninico.

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A Frigento Mia Canestrini ci aspetta di fronte casa. Per questi giorni alloggeremo tutti in un appartamento di campagna, probabilmente utilizzato per cerimonie ma ora praticamente inutilizzato per il Covid-19. Mia è uno dei 20 tecnici selezionati da Federparchi che ha in gestione il coordinamento di un’area del monitoraggio. Lei, pur emiliana, si occupa di un territorio incastrato tra Irpinia e provincia di Foggia, zona di campionamento a celle intensive e estensive.

Il tempo delle presentazioni e risaliamo in macchina verso l’appuntamento con Donato di fronte al Cimitero di Ariano Irpino. Lui fa parte di quella invisibile rete di persone che aiutano i tecnici del monitoraggio. Andremo a posizionare una foto trappola nel suo terreno di proprietà, un canyon inaccessibile e boscoso alla base del paese.

Le foto trappole sono uno strumento importante per rilevare la presenza dei lupi. La tecnologia si è evoluta e con pochi euro si riescono a comprare strumenti affidabili in grado di memorizzare dati per qualche settimana. Ma la tecnologia ovviamente non è tutto: serve esperienza e maestria nel saperle posizionare. Mia ci spiega che in questa zona di campionamento intensivo sono state trovate due carcasse di pecore e resti di un cane, oltre alle fatte sui ripidi sentieri che si fanno largo tra la vegetazione. Con queste evidenze vale la pena impiegare del tempo per posizionare la foto trappola e andare ogni 15-20 giorni a prelevare i dati per poi analizzarli. 

Lasciamo le macchine e iniziamo a scendere ripidamente per il sentiero. Siamo a circa 800 mt di altitudine e la vegetazione è caoticamente intricata. Il versante guarda sud, ginestre e rovi lasciano spazio a qualche carpino nero, roverelle e le immancabili robinie. Il sentiero si fa tortuoso nel fitto, a disegnare curve verso il margine più scosceso del canyon. In fondo scorre un piccolo torrente ma è praticamente impossibile arrivarci.

Ci muoviamo avanti e indietro sul pendio alla ricerca del posto giusto. Mia osserva, scruta, valuta, persa in un soliloquio interiore difficile da intendere per un profano e dura così per un po’. Alla fine si ferma ai piedi di una giovane roverella. Da qui il sentiero si offre in un’ampia visuale aperta e il sole del mezzogiorno non batte sulla camera o su parti di terreno che potrebbero scaldarsi e innescare il sensore. Il funzionamento è semplice, quando qualche cosa di caldo (cioè che emette raggi infrarossi) si trova nel campo d’azione del sensore, la foto trappola inizia a registrare un video per un certo numero di secondi. Detto così sembra facile ma non lo è, ci sono tanti piccoli accorgimenti che solo con la pratica sul campo si imparano.

Mia Canestrini configura la fototrappola

Le cinghie bloccano il dispositivo al tronco giovane della roverella e facciamo avanti e indietro sul sentiero per verificare l’inquadratura e l’innesco.
Siamo su un terreno privato e la sorte della foto trappola non sarà insidiata da bracconieri tecnologici.
Ultimi settaggi, la password e la verifica delle registrazioni di test, un aggiustamento all’inquadratura e lasciamo un occhio a vigilare questo lembo di Irpinia.
Da lontano è un semplice scatolotto ma quando si osservano le registrazioni, compare un mondo notturno vitale fatto di animali sorpresi nelle loro consuetudini selvatiche.
Se si è fortunati le registrazioni restituiranno qualche canide che solo il vaglio di esperti potrà arrivare a definire Canis lupus
Solo in tal caso il dato diventa un prezioso tassello che, sotto la denominazione “evidenza certa C1”, arricchirà il database del monitoraggio nazionale.

 

Si è fatto il crepuscolo e torniamo verso casa. A sera, nel giardino in mezzo alla campagna si sentono i cani abbaiare di continuo, segno forse che qualche cosa nella notte si sta muovendo.

Mia Canestrini configura la fototrappola

traccelupo@ISPRAmbiente.it

Testi e foto e disegni  Giulio Carcani, revisione scientifica Paola Aragno

 

 

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Il posizionamento di una fototrappola lungo un sentiero

Il posizionamento di una fototrappola lungo un sentiero

Un escremento, probabilmente di lupo, lungo il sentiero

Un escremento, probabilmente di lupo, lungo il sentiero