Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale

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Una giornata da Lupi #2

Sulle tracce del grande carnivoro insieme ai tecnici del monitoraggio nazionale del lupo

Tra la neve e il vento

 

lupi-2.pngLa notte porta vento freddo dai Balcani e di buon mattino ci dirigiamo verso Lucera, in provincia di Foggia. La SS90 che dall’appennino scende verso la Puglia ci accompagna in paesaggi di una rarefazione irreale, un mondo sospeso che ha preso a girare con un altro ritmo: quello della pandemia. Incrociamo uno scuolabus vuoto con facce d’occhi assonnati e mascherine blu. Tra il giallo della Campania e l’arancione della Puglia le nostre auto sfilano solitarie mescolando il sospetto di una pianura imminente a cime imbiancate.  I crinali si fanno ipnotici nel vortice circolare delle pale eoliche.

Per il monitoraggio del lupo la pandemia è stato un problema enorme. Le attività da fare sul campo erano state condivise e pianificate con molti volontari che non si sono potuti muovere in questi mesi. Nonostante la 

preparazione fatta con i corsi in remoto e l’addestramento con i tecnici incaricati da Federparchi, il tempo della raccolta dati scorreva senza che la pandemia lasciasse accesso alle zone di raccolta dati.

Siamo su un crinale imbiancato ed il cielo è sgombro di nuvole. Mia Canestrini è il tecnico Federparchi che ha in carico la zona Irpina. È una zoologa emiliana che ha lavorato per progetti di conservazione del lupo con il Parco dell’Appennino Tosco Emiliano per circa dieci anni. Per lei organizzare il lavoro fuori la sua regione non è stato semplice. Il monitoraggio è una attività che si fa collegandosi intimamente ad un territorio. Persone, attività e conoscenza della geografia sentimentale di un luogo aiutano a muoversi con semplicità ed efficacia. È venuta in questa zona ai primi di settembre ed ha iniziato a tracciare i 102 transetti (i percorsi su cui a cadenza prestabilita si rilevano le tracce di presenza del lupo) studiando e perlustrando il territorio che non conosceva. La sua zona è composta da 20 celle 10x10 alcune anche distanti tra di loro. L’attività principale di un tecnico in un’area di campionamento è quella di creare una rete che gli sia di aiuto nel lavoro sul campo. Da solo non riuscirebbe a portare avanti il compito.

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Lo sguardo riesce ad abbracciare l’appennino mentre sulla neve si iniziano a vedere delle tracce interessanti. Sullo sfondo il monte Miletto nel Matese e la sagoma inconfondibile della Maiella. Era proprio qui che negli anni ‘70 erano rimasti gli ultimi lupi e da dove iniziò l’operazione San Francesco, portata avanti dal Wwf e l’Istituto di Zoologia dell’Università di Roma, che segnò l’inizio della fine dell’estinzione del lupo.

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lupi-2-3.pngLe tracce proseguono nel bosco e le iniziamo a seguire in senso contrario alla marcia, se gli si andasse dietro si potrebbe disturbarli nel caso fossero ancora vicini. Finalmente in uno slargo le tracce si aprono ad “asola” e da un’unica impronta ne escono fuori quattro. Mia ci dice che sono lupi. Ha attivato la tracciatura gps e ci dividiamo, ognuno a seguire una traccia. Dopo poco si riuniscono e ritornano sul sentiero. Sulla neve bianca notiamo ogni tanto delle chiazze di sangue molto chiaro. Potrebbe essere l’estro della femmina dominante. Nel branco solo una femmina va in estro in un periodo compreso tra febbraio e marzo.

Formare una rete significa instaurare dei contatti, formare le persone, anche con una serie di uscite di addestramento. Le Associazioni ARDEA, K Nature, SOS Natura, WWF Molise, CAI Benevento e Legambiente, si sono attivate per seguire la formazione e la pratica sul campo, ma le restrizioni dovute alla pandemia hanno bloccato ogni possibile attività. I Carabinieri forestali di diversi comandi sparsi tra Benevento e di Avellino stanno dando un apporto fondamentale alla raccolta dei dati sul territorio, così come alcuni veterinari, dottorandi e borsisti della facoltà di Veterinaria dell’Università Federico II di Napoli.

 

 

lupi-2-4.pngÈ dall’impressionante elenco di persone di diverse provenienze e formazioni che stanno dando un contributo al monitoraggio del lupo che capiamo quanto questa attività sia in realtà rappresentativa e capillarmente diffusa in tutta Italia. Probabilmente il Network Lupo avrà un valore a prescindere dal monitoraggio del lupo, grazie a quelle relazioni, conoscenze e condivisioni messe in atto in questi mesi. Uno scrigno da cui la protezione e lo studio della biodiversità potrà attingere, speriamo, in futuro.

Si è fatta sera e dopo aver lasciato i transetti innevati siamo scesi a valle in un terreno molto fangoso. Siamo un po’ preoccupati di sporcare la macchina che Claudio, il responsabile delle macchine ISPRA, ci ha affidato. Dietro una missione ci sta tutta un’organizzazione invisibile che la rende possibile e di cui, spesso, si ha poca evidenza.

Mia è contenta della raccolta dei segni in questa giornata: snow tracking, in una zona dove la neve non è frequente come sulle alpi, 5 campioni di escrementi raccolti e altrettanti non prelevati perché in cattivo stato di conservazione.

Torniamo verso casa e la radio ci riporta ad un presente attuale, l’Agenzia Europea del Farmaco ha dato l’ok al vaccino di Astrazeneca. Le montagne sono una sagoma scura mentre il navigatore impazzisce e ricalcola nuovi percorsi spingendoci in stradine sterrate contro ogni evidenza razionale. È il prezzo che si paga a delegare la geografia ad algoritmi troppo complicati e remoti, un territorio ha bisogno di essere interrogato ed ascoltato con pazienza, proprio come sta facendo in tutta Italia il Network Lupo.

traccelupo@ISPRAmbiente.it

Testi foto e disegni Giulio Carcani, revisione scientifica Paola Aragno

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Seguendo le tracce su neve

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Frastornante bianco di nuvole, cavallo e cielo