Istituto Superiore per la Protezione
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Breccia di Serravezza

Collezione Pescetto
Type Breccia di Serravezza
Denominazione Breccia di Serravezza
Classificazione petrologica marmo
Provenienza Italia » Toscana » Alpi Apuane
Forma e dimensioni parallelepipedo 20 x 10 x 5 cm
Numero inventario 463.D

Pietra ornamentale caratterizzata da un fondo rosso-violaceo o nero, contenente macchie (clasti) di colore assai variabile: bianco, rosa, rosso, verde chiaro o grigio, aventi forma spigolosa, spesso allungata con tendenza all'iso-orientazione, e dimensioni da millimetriche a centimetriche. Sono presenti anche venature di colore grigiastro, larghe da alcuni millimetri a pochi centimetri, ad andamento irregolare.
Questa pietra ornamentale possiede notevole eterogeneità  nell'aspetto, non solo passando da un sito estrattivo all'altro ma anche all'interno della stessa cava. Per questo motivo, con il perdurare della coltivazione nelle diverse epoche, si sono succedute varietà  del litotipo dall'aspetto anche notevolmente differente. La denominazione di Breccia di Serravezza o Serravezza antica (dall'omonima località  di cavatura) puಠessere utilizzata per indicare i tipi estratti ed impiegati in epoca romana.
La denominazione di Breccia Medicea, invece, puಠessere utilizzata per indicare i tipi estratti ed impiegati in epoca rinascimentale (quando le cave erano sotto la podestà  della famiglia Medici di Firenze). La Breccia Medicea possiede un fondo violetto contenente macchie gialle, rosse, verdi o grigie, di dimensioni da millimetriche a centimetriche.
Infine, la denominazione di Breccia di Stazzema (dall'omonima località  di cavatura) puಠessere utilizzata per indicare i tipi estratti ed impiegati nelle epoche posteriori. La Breccia di Stazzema possiede un fondo bianco-giallastro contenente macchie rosa, rosso violaceo, blu o nere, di dimensioni da millimetriche a centimetriche.
Una varietà  della Breccia di Serravezza utilizzata in epoca romana è la "Breccia bruna del Testaccio": essa possiede un fondo violetto contenente macchie bianche e rosso chiaro, allungate e nettamente iso-orientate, di dimensioni millimetriche. Altra varietà , piuttosto rara, utilizzata nella Roma antica è la "Breccia cenerina": essa possiede un fondo violetto contenente macchie bianco-grigiastre e rossastre, allungate e nettamente iso-orientate, di dimensioni variabili da millimetriche a centimetriche.

La Breccia di Serravezza è una breccia tettonica (roccia sedimentaria clastica), successivamente sottoposta a metamorfismo di basso grado. Il litotipo originario, a composizione prevalentemente carbonatica, ha quindi subito una debole ricristallizzazione, con tendenza all'iso-orientazione dei clasti. I clasti hanno composizione prevalentemente calcitica e subordinatamente dolomitica. Il cemento contiene clorite, ematite (da cui derivano le colorazioni sui toni del rosso-violaceo) e sostanze carboniose (da cui derivano le colorazioni sui toni del nero). Altri costituenti mineralogici accessori sono quarzo e pirite. Oltre al carbonato di calcio e magnesio, quindi, la roccia contiene anche silice e allumina.
La Breccia cenerina venne introdotta a Roma nel I sec. d.C (sotto la dinastia Giulio-Claudia). Il maggiore impulso alla produzione della Breccia di Serravezza si ebbe nel XVI e XVII secolo. L'estrazione di questa pietra prosegue attualmente.
Gli impieghi conosciuti delle diverse varietà  di questo litotipo consistono in elementi portanti (colonne), rivestimenti (lastre parietali; mattonelle e lastre pavimentali) ed elementi ornamentali (vasche).

La Breccia di Serravezza proviene dalla località  omonima, sita sul Monte Corchia, nelle Alpi Apuane (Italia). Successivamente, le attività  estrattive si sono spostate nella località  di Stazzema, distante circa dodici chilometri verso est.