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I principali risultati della COP26 di Glasgow

Si è conclusa il 12 novembre, a Glasgow, la COP26, la conferenza sul clima organizzata annualmente dalle Nazioni Unite, nell’ambito della Conferenza quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).

  • Quando dal 31/10/2021 al 12/11/2021 (Europe/Berlin / UTC100)
  • Dove Glasgow
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Erano 4 gli obiettivi principali della COP26, individuati dalla Presidenza:

  1. Mitigazione: azzerare le emissioni nette entro il 2050 e contenere l’aumento delle temperature non oltre 1,5 gradi, accelerando l’eliminazione del carbone, riducendo la deforestazione ed incrementando l’utilizzo di energie rinnovabili
  2. Adattamento: supportare i paesi più vulnerabili per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali
  3. Finanza per il clima: mobilizzare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, raggiungendo l’obiettivo di 100 miliardi USD annui
  4. Finalizzazione del “Paris Rulebook: rendere operativo l’Accordo di Parigi, con particolare riferimento a:

-trasparenza: l’insieme delle modalità per il reporting delle emissioni di gas serra ed il monitoraggio degli impegni assunti dai Paesi attraverso i contributi determinati a livello nazionale (NDC - Nationally Determined Contributions);

-meccanismi (Articolo 6 dell’Accordo di Parigi);

-Common timeframes (orizzonti temporali comuni per definizione NDC).

È importante sottolineare come ogni decisione, in ambito UNFCCC, e quindi anche alla COP 26, debba essere presa con il consenso dei 196 Paesi che sono parte della Convenzione, sostanzialmente all’unanimità. E il consenso unanime, su ogni riga dei testi che compongono le numerose decisioni finali, non è cosa facile, viste le frequenti differenze nelle posizioni dei 196 Paesi che partecipano.

1. Mitigazione

Per la prima volta viene riconosciuto che l’obiettivo delle politiche climatiche deve essere quello di mantenere la temperatura globale entro un aumento massimo di 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale. Solo 6 anni fa, con l’Accordo di Parigi, ci si era preposti come obiettivo i 2°C: essere riusciti ad inserire un riferimento molto più stringente e’ uno dei risultati più importanti della COP26,

cui ha contribuito in maniera fondamentale l’ultimo report scientifico dell’IPCC, e le mobilitazioni della società civile.

Aver inserito un tale riferimento implica che le politiche climatiche, messe in atto dai diversi Paesi, dovranno essere aggiornate e rinforzate, visto che con quanto previsto ad oggi l’obiettivo di 1.5°C non verrà raggiunto.

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Va inoltre sottolineato l’importanza di aver esplicitamente inserito, nel testo finale del Glasgow Climate Pact, il riferimento alla graduale eliminazione dell’uso del carbone.

2. Adattamento

Si è deciso di raddoppiare i fondi internazionali per le azioni di adattamento, soprattutto nei paesi più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. E’ stato inoltre approvato un programma di lavoro per definire il “Global Goal on Adaptation”, finalizzato a definire gli indicatori per monitorare le azioni di adattamento dei Paesi.

Particolarmente accesa è stata la negoziazione sulle perdite ed i danni subiti in conseguenza dei cambiamenti climatici (“Loss and Damage”); forte la spinta negoziale per chiedere strumenti finanziari dedicati per supportare i Paesi per minimizzare le perdite ed i danni. Nelle conclusioni, è previsto l’avvio di un “dialogo” su questo tema, da concludersi entro il 2024, per l’istituzione di un fondo per sistemi di allerta e minimizzazione delle perdite e danni conseguenti ai cambiamenti climatici.

3. Finanza per il clima:

L’obiettivo di raggiungere, entro il 2020, 100 miliardi di dollari annui per supportare i Paesi vulnerabili non è stato ancora raggiunto (nel 2019, si sono sfiorati gli 80 miliardi). Nell’ambito della COP26 sono stati tuttavia molteplici gli impegni da parte di diverse istituzioni finanziarie e dei Paesi per aumentare i propri contributi e far sì che tale obiettivo sia raggiunto il prima possibile. Secondo le stime dell’OCSE, si potrebbe raggiungere quota 100 miliardi annui entro il 2023, con la prospettiva di aumentare l’impegno gli anni seguenti.

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OECD (2021), Climate Finance Provided and Mobilised by Developed Countries in 2013-19

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OECD (2021), Climate Finance Provided and Mobilised by Developed Countries (forward-looking scenarios 2021-2025

4. Finalizzazione Paris Rulebook:

Per rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi, sono stati finalizzati i lavori su tre temi di natura tecnica: trasparenza, meccanismi (“Articolo 6”) e tempistiche comuni per gli NDC (“common timeframes”).

Trasparenza

Sono state finalmente adottate le tabelle e i formati per il reporting ai sensi del nuovo quadro di trasparenza (ETF) dell’Accordo di Parigi,che entrerà in vigore per tutti i Paesi, sviluppati e non, entro il 2024. Tra queste le tabelle comuni (CRT) da utilizzare per la rendicontazione dei dati dell’inventario delle emissioni e degli assorbimenti dei gas serra, i formati tabulari comuni (CTF) per il monitoraggio dei progressi nell'attuazione e nel raggiungimento degli NDC e gli indici di importanti rapporti di trasparenza che i Paesi dovranno redigere e trasmettere periodicamente all’UNFCCC. Per la finalizzazione di questo lavoro, è stato necessario un accordo su come tradurre all’interno delle tabelle e dei formati le specifiche opzioni di "flessibilità" a disposizione dei paesi in via di sviluppo in caso non riescano ad applicare appieno le regole stabilite in virtù di limiti di capacità nazionali.

Meccanismi: Articolo 6

È stato raggiunto, inoltre, l’accordo sui meccanismi di mercato, relativo all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, che riconosce la possibilità per i Paesi di utilizzare il mercato del carbonio internazionale per l’attuazione degli impegni determinati a livello nazionale per la riduzione delle emissioni (NDC). Questo include l’adozione di:

  • linee guida per i cosiddetti “approcci cooperativi” che prevedano lo scambio di quote (Articolo 6.2 dell’Accordo di Parigi), incluse le informazioni da includere nell’ambito del nuovo quadro di trasparenza;
  • regole, modalità e procedure per i “meccanismi di mercato” (Articolo 6.4);
  • un programma di lavoro all’interno del quadro degli approcci “non di mercato” (Articolo 6.8), con avvio nel 2022.

Common timeframes

Infine, è stato raggiunto un accordo per una (breve) decisione che incoraggia (dunque in maniera non vincolante) i Paesi a comunicare gli NDC su base quinquennale e con delle tempistiche comuni per la loro attuazione di 5 anni.

Qui l’elenco delle oltre cinquanta decisioni della COP26

 

Su indicazione del MiTE esperti ISPRA hanno partecipato ai lavori della COP26 in considerazione del ruolo che l'Istituto ricopre nella predisposizione dell’inventario delle emissioni di gas ad effetto serra e delle relative competenze.

Le attività ISPRA alla COP26

4 novembre

Supporto ISPRA ai paesi in via di sviluppo nell’ambito del progetto ICAT

5 novembre

Proseguono gli incontri sull'importante tema della trasparenza dei dati

6 novembre

Progetto ICAT: supporto dell'ISPRA al Vietnam

7 novembre

ISPRA supporta tecnicamente l'Argentina, per un'efficace implementazione dei requisiti di reporting previsti dall'Accordo di Parigi.