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La dieta dell’Aquila di Bonelli

Gli studi sulla dieta dei rapaci sono importanti in quanto consentono di poter approfondire diversi aspetti della loro ecologia quali, ad esempio le variazioni dei parametri riproduttivi, la densità di popolazione e la selezione degli habitat. Inoltre, la conoscenza della composizione della dieta consente una maggiore comprensione dei meccanismi di predazione e selezione delle prede, e di competizione con specie ad ecologia similare, come ad esempio l’Aquila reale.

L’alimentazione dell’Aquila di Bonelli è fortemente condizionata dall’abbondanza relativa e dalla diversità delle specie preda e dagli ambienti frequentati, ossia tende a cacciare le prede più abbondanti presenti nel suo territorio, e, di solito, le aree aperte, specie se in presenza di colture agricole tradizionali estensive (cereali), offrono una maggiore abbondanza e varietà di prede.

Lo spettro alimentare dell’aquila di Bonelli è piuttosto ampio e comprende mammiferi di medio-piccole dimensioni, uccelli e rettili, anche se è comunque principalmente ornitofaga.

Nella penisola iberica la dieta è molto varia e composta da mammiferi (circa il 35%, di cui il 29% conigli) e da circa il 60 % di uccelli (piccioni per circa il 24,0%, pernici per il 15,3%, corvidi per il 7%) ed altri uccelli (11,5%), mentre i rettili rappresentano poco più del 6% della dieta.

In Sicilia, la dieta è costituita principalmente dal Coniglio selvatico, dal Piccione, dal Colombaccio, che insieme rappresentano più del 60% delle prede consumate.

Tuttavia, nonostante sembri che la specie sia in grado di adattare la propria dieta in base alla disponibilità delle prede più abbondanti emergerebbe una relazione tra il valore del successo riproduttivo e la frequenza in questa del Coniglio selvatico, in quanto l’abbondanza di questa preda, di dimensioni importanti se confrontate alla grandezza dell’Aquila di Bonelli, consentirebbe di allevare con maggior successo i giovani e favorirne l’involo.

La specie usa soprattutto due strategie di caccia:

1) l'agguato, ossia il rapace stazione su un posatoio sopraelevato rispetto al suolo (albero o roccia) in attesa di scorgere un movimento della potenziale preda per tentarne la cattura;

2) il volo esplorativo, attraverso il quale, volando a volte ad una moderata altezza dal suolo, riesce a sorprendere le prede e catturarle. È inoltre in grado di catturare uccelli al volo con rapide picchiate o veloci inseguimenti, anche in coppia, grazie alla cooperazione attiva da parte dei due partners.

In Sardegna, sia nel precedente progetto Aquila a LIFE che nel Life Abilas, viene data particolare rilevanza all’analisi della dieta degli esemplari rilasciati. Infatti, dall’analisi dei tracciati GPS di cui sono muniti gli esemplari è possibile evidenziare dei “clusters”, ossia delle aree dove questi hanno sostato per tempi significativi (in cui, quindi, può essere avvenuta una predazione). La successiva analisi dei dati dell’accellerometro (componente dei dati satellitari che descrive i movimenti degli esemplari) fornisce ulteriori informazioni sulla possibile alimentazione. I tecnici del progetto, quindi, si recano sul posto di questi clusters (chiaramente dopo che gli esemplari si sono allontanati dagli stessi) e raccolgono i resti delle prede (ossa, penne, etc), ricostruendo, in tal modo, la loro dieta. Inoltre, tali resti vengono inviati a laboratori specializzati nell’analisi dei metalli pesanti (in particolare il piombo) e di altri contaminanti, in quanto la contaminazione da piombo (chiamata saturnismo) è una delle più importanti fonti di rischio per le popolazioni degli uccelli da preda.