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A bordo dei traghetti per monitorare la macro-fauna marina ed il marine litter. Un focus su Canale di Sardegna e Stretto di Sicilia

Il canale di Sardegna e lo Stretto di Sicilia rivestono un ruolo ecologico chiave di passaggio fra i principali sottobacini del Mediterraneo, ma sono ancora poche le conoscenze sull’uso di queste aree da parte di specie migratorie quali cetacei e tartarughe. Due studi recenti hanno investigato la presenza, l’uso dell’area ed il rischio potenziale derivato dai rifiuti marini sui cetacei e la tartaruga marina Caretta caretta in questa area centrale del Mediterraneo. I dati sono stati raccolti per sette anni consecutivi nel corso di tutte le stagioni nell’ambito del progetto internazionale coordinato da ISPRA ‘Fixed Line Transect Mediterranean monitoring Network – FLT Med Net’.

I risultati dimostrano l’importanza dell’area dei canali di Sardegna e Sicilia per la tartaruga marina Caretta caretta. Il tasso di incontro è infatti risultato più elevato che nei bacini circostanti, anche se con una distribuzione eterogenea all’interno dell’area di studio in linea con i modelli di circolazione delle correnti principali. Tre tipologie di zone sono risultate ad alto rischio per i rifiuti marini: il centro del Canale di Sardegna durante la stagione estiva in corrispondenza del largo vortice di corrente che agisce come trappola per gli animali ed i rifiuti, in corrispondenza delle principali sorgenti rappresentate dai maggiori porti specialmente durante la stagione di picco turistico, ed in corrispondenza della biforcazione della corrente Algerina a ovest dell’Area Marina delle Egadi dove l’elevata presenza di animali determina un livello di rischio significativo pur se minore rispetto alle altre aree.

I risultati del secondo studio mostrano che tutte e otto le specie di cetacei considerate regolari nel Mediterraneo vengono registrate in questa area chiave al centro del bacino, con una presenza dominante delle due specie di delfini più comuni, la stenella ed il costiero tursiope. L’ampia area pelagica del settore nord-est, le acque costiere e le aree nei pressi di canyon e catene sottomarine, sono risultate essere gli habitat preferiti da queste specie, anche se con variazioni stagionali nell’uso degli habitat per entrambe le specie. Molto interessante il passaggio ricorrente della balenottera, e la presenza costante del delfino comune e del grampo, talvolta in associazione alle stenelle il primo e con i tursiopi il secondo. Lo studio ha confermato l’importanza del canyon di Carbonara per il capodoglio e la presenza seppur sporadica nell’area anche di specie più rare come lo zifio o il globicefalo.

Gli oggetti in plastica sono risultati comporre oltre l’80% dei rifiuti marini registrati nel corso dello studio, con una prevalenza di buste e teli di plastica, bottiglie, boe e cassette di polistirolo. Il risultato è particolarmente allarmante se si considera che in particolare buste e teli di plastica sono fra gli oggetti maggiormente imputati nel rischio di ingestione o impigliamento per gli animali, causandone ostruzione del tratto digerente o impedendone i movimenti. Considerata l’importanza dell’area per l’industria della pesca non stupisce l’alta concentrazione di boe e cassette di polistirolo, con una presenza stagionale di FAD (Fishing Aggregating Devices). Seppur con variazioni nel corso delle stagioni, i golfi di Tunisi, Palermo e Castellammare e l’area delle Isole Egadi sono emerse essere le principali aree a rischio per gli animali.

Gli studi confermano l’importanza centrale dell’area del Canale di Sardegna e Stretto di Sicilia per alcune delle principali specie di importanza conservazionistica come i cetacei e le tartarughe marine, fornendo informazione di rilievo riguardo l’uso degli habitat e la stagionalità delle diverse specie. La caratterizzazione dei rifiuti marini e l’individuazione delle aree / stagioni maggiormente a rischio per gli animali forniscono ulteriori elementi per individuare misure efficaci per la mitigazione degli impatti e la conservazione delle specie.

Gli studi sono stati realizzati grazie alla collaborazione fra ISPRA, AMP Capo Carbonara, Università di Palermo, Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, IAS-CNR, Università della Tuscia, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici - CMCC Foundation, Accademia del Leviatano onlus. Si ringraziano le compagnie di navigazione Grimaldi lines, Tirrenia, CTN per il supporto alla ricerca e l'imbarco dei ricercatori.

Gli articoli sono scaricabili ai seguenti link: