Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale

Cerca

Fauna, Ambiente e Uomo


Combattimento tra maschi adulti di daino durante la stagione riproduttiva (settembre-ottobre) nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Roma) (foto A. De Marinis)

L’Italia dispone di un patrimonio faunistico tra i più ricchi in Europa: circa un terzo delle specie animali europee è presente in Italia e il 20% delle specie della fauna terrestre e di acqua dolce è endemica o subendemica. La fauna offre un importante contributo, in termini di ricchezza e complessità, alla biodiversità. Tuttavia, lo stato della biodiversità faunistica italiana mostra luci e ombre; se da un lato negli ultimi decenni si è assistito all’incremento numerico e all’espansione di areale di molte specie di vertebrati, dall’altro una parte rilevante è ancora oggi minacciata. Il 23% dei Mammiferi, il 27% degli Uccelli nidificanti, il 36% degli Anfibi, il 19% dei Rettili, il 48% dei Pesci ossei di acqua dolce, il 21% dei Pesci cartilaginei e il 2% dei Pesci ossei marini sono ad oggi "minacciati" o a "rischio di estinzione".
Categorie IUCN.jpg

Numero di specie terrestri e marine dei vertebrati italiani secondo le categorie di rischio di estinzione IUCN (fonte ISPRA, 2013)

Nel corso dei secoli, diversi fattori, in gran parte legati all’uomo, hanno influito in modo significativo sulla presenza e distribuzione della fauna, contribuendo in misura crescente a compromettere la sopravvivenza di molte specie animali. Fenomeni globali quali la distruzione e la frammentazione degli habitat, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene invasive, il bracconaggio ed il commercio di specie selvatiche, le attività di caccia e pesca non sostenibili sono tra le principali minacce alla biodiversità di cui la fauna è parte integrante.

In aree geografiche fortemente antropizzate come l’Italia, alcune specie hanno saputo adattarsi alle trasformazioni ambientali e sono riuscite a moltiplicarsi e a espandersi proponendosi, in alcuni casi, quali elementi di conflitto con le attività umane (cinghiale e, a livello locale, cornacchia, gazza, piccione di città, cormorano, gabbiano reale, daino, oltre alle specie aliene invasive). Queste specie possono provocare impatti sull’ambiente, con ripercussioni economico-sanitarie, e in alcuni casi generare rischi per l’incolumità pubblica. È necessaria pertanto un’attenta gestione faunistica che, basandosi su dati scientifici, metta assieme la salvaguardia e il ripristino della biodiversità e la coesistenza con le attività dell’uomo.

ISPRA, nell’ambito del suo mandato istituzionale, porta avanti delle linee di attività che hanno come obiettivo la conservazione della fauna selvatica intesa come azioni di tutela e di gestione del patrimonio faunistico. Per svolgere questo compito, che richiede competenze molto diversificate - dall’ecologia, alla zoologia, veterinaria, genetica, biogeografia e biologia della conservazione - si avvale da un lato di un continuo confronto con la comunità scientifica per la produzione e scambio di dati attendibili, verificabili e pubblici, e dall’altro lato di un costante dialogo anche con gli enti centrali e territoriali (regioni, province autonome, parchi) per comprendere meglio gli specifici contesti, con il fine di fornire il migliore supporto alle scelte dei decisori.

La tutela e la gestione del patrimonio faunistico è sviluppata considerando il contesto nazionale ed internazionale nel quale ISPRA, per le sue caratteristiche peculiari di ente di ricerca con funzioni istituzionali di conoscenza, di servizio, di tutela e di controllo si trova ad operare, con particolare attenzione alla strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità per il 2030. 

Per assicurare questi compiti ISPRA svolge, in modo coordinato e integrato, attività di valutazione tecnica, di studio e monitoraggio delle dinamiche delle popolazioni selvatiche comprese le migrazioni, di analisi degli aspetti di ecoepidemiologia della fauna, di genetica di conservazione.