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Evoluzione e biodiversità umana: ciclo di conferenze

  • Quando dal 01/03/2023 07:00 al 19/04/2023 08:00 (Europe/Berlin / UTC100)
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In occasione della prossima apertura della nuova Sala dell’evoluzione dell’Uomo, il Museo di Storia Naturale propone un ciclo di incontri a tema.
Le conferenze si svolgeranno in presenza nella Sala conferenze del Museo di Storia Naturale e saranno trasmesse in streaming sui canali Facebook e Youtube del Museo.

Programma degli incontri:

1 marzo 2023, ore 16.30

I primi passi dell’umanità

Alessandro Riga, Ricercatore, Dipartimento di Biologia, Università di Firenze

Verso la fine del Miocene, alcune scimmie cominciarono a sperimentare un nuovo tipo di locomozione: il bipedismo. Ne sono un esempio alcune forme fossili vissute in Europa tra i 7 e i 13 milioni di anni fa. Questi animali, che si spostavano su due piedi camminando sui rami più grandi delle foreste europee o in ambienti palustri e acquitrinosi, non appartenevano alla nostra linea filetica. Poco più tardi, comparvero nuove scimmie, questa volta in Africa, caratterizzate anch’esse da stazione eretta e locomozione bipede. Queste specie, appartenenti ai generi Sahelanthropus, Orrorin e Ardipithecus, risalgono a un periodo compreso tra i 5 e i 7 milioni di anni fa e potrebbero essere all’origine della tribù a cui apparteniamo, gli Hominini.
A partire da 4,2 milioni di anni fa compare la prima forma fossile chiaramente appartenente alla nostra linea filetica, Australopithecus anamensis. Questa specie è sicuramente bipede e, rispetto alle altre scimmie, ha lo smalto dei denti spesso e un canino di dimensioni ridotte. Inizia così la radiazione delle australopitecine, tra i 4 e 1 milione di anni fa, che ha dato vita a più di 10 specie appartenenti a 3 generi (Australopithecus, Paranthropus, Kenyanthropus). Alcune di queste specie hanno iniziato a utilizzare strumenti in pietra scheggiata già a partire da 3,3 milioni di anni fa, dando il via all’evoluzione culturale che ha poi assunto un ruolo centrale nella radiazione del genere Homo, anch’esso originatosi da questo gruppo di enorme successo.

 

15 marzo 2023, ore 16.30

Storie di uomini del Pleistocene

Fabio Di Vincenzo, Curatore delle collezioni antropologiche e paletnologiche, Museo di Storia Naturale, Università di Firenze

Il Pleistocene è un momento cruciale nell’evoluzione umana perché lì affondano le radici più antiche della nostra specie (Homo sapiens) e quella di altre specie umane estinte come i Neanderthal (Homo neanderthalensis) che sono per certi versi iconici del concetto stesso di “preistoria” oppure gli ancora elusivi Uomini di Denisova. Neanderthal e Denisoviani non sono nostri progenitori diretti ma con loro condividiamo un antenato più antico le cui caratteristiche solo negli ultimi anni si sono cominciate a delineare con maggiore chiarezza. Come possiamo caratterizzare evolutivamente tale ultimo antenato? Se guardiamo ai fossili oggi noti, vediamo che in Africa e in Eurasia si rinvengono a partire dalle fasi più antiche del Pleistocene Medio una serie di reperti umani con caratteristiche tra loro diversificate, distinti dalle morfologie più arcaiche riferibili a Homo erectus e diversi anche dalla variabilità dei Neanderthal e degli uomini moderni ma che a livello locale mostrano un numero crescente di caratteristiche in comune con tali specie umane successive. E’ quindi all’interno di tale variabilità ancestrale, che alcuni studiosi hanno proposto di raggruppare nel binomio latino Homo heidelbergensis, che occorre guardare per tracciare l’identità dell’ultimo antenato condiviso e comprendere le dinamiche evolutive che hanno portato infine alla nascita della nostra specie.

 

5 aprile 2023, ore 16.30

Homo naledi e altre stranezze nell’evoluzione umana

Damiano Marchi, Professore associato di Antropologia, Dipartimento di Biologia, Università di Pisa

Ritrovamenti recenti nell’isola di Flores e nell’isola di Luzon, nel sudest asiatico, e soprattutto nel sistema di caverne Rising Star, in Sudafrica, ci hanno fatto capire che in periodi relativamente recenti dell’evoluzione umana erano presenti specie di Homo con caratteristiche molto primitive, come la capacità di arrampicarsi sugli alberi, un encefalo e dimensioni corporee piccoli. Queste evidenze fossili ci fanno riflettere sulla visione ”tradizionale” del genere Homo nel Pleistocene Medio/Inferiore. Evidentemente, l’evoluzione del nostro genere è molto più complessa di quello che credevamo.

 

19 aprile 2023, ore 16.30

Antichi sentieri. La mobilità umana dalle origini alla rivoluzione agricola

Guido Chelazzi, Professore emerito, Docente di Ecologia umana, Università di Firenze

Il tema dell’incontro è la mobilità umana, come dispositivo fondamentale di adattamento che caratterizza tutta la storia bio-culturale della nostra specie, dall’origine alla contemporaneità. Paleoantropologi, archeologi e genetisti, utilizzando tecniche inimmaginabili fino a pochi anni fa, sono oggi in grado di ricostruire le migrazioni della preistoria e della storia antica. Le loro ricostruzioni ci aiutano a comprendere che le popolazioni umane non sono entità statiche, ma si formano ed evolvono grazie a complessi processi dinamici che ne determinano il profilo genetico, linguistico e culturale.