Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale

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"Il mare che non ti aspetti", "Che succede laggiù?"

Relitti e siti archeologici sommersi: la fotogrammetria multivista Relitti e siti archeologici sommersi: la fotogrammetria multivista

Tra mari, laghi e fiumi, il nostro Paese è ricco di reperti archeologici anche in acqua, troviamo relitti, resti di cittá sommerse, villaggi palafitticoli e villaggi preistorici. Sono preziose pagine di storia ed incredibili serbatoi di biodiversitá, un patrimonio inestimabile da tutelare e valorizzare, ma spesso difficile materialmente da raggiungere perché situato a grandi profonditá. Di recente, l’avvento di tecniche futuristiche ha facilitato la perlustrazione dei fondali marini fornendo incredibili ricostruzioni tridimensionali.

Il restauro dei fondali marini Il restauro dei fondali marini

Costa Concordia è stata la nave dalle piú grandi dimensioni di cui si sia mai tentato e realizzato il recupero. Il 23 luglio 2021, ricorre il settimo anniversario della rimozione del grande relitto che, trainato da due rimorchiatori oceanici, ha lasciato definitivamente l’Isola del Giglio, diretto al porto di Genova, dove la nave è stata smantellata e demolita. l’80%  delle sue 50 mila tonnellate è stato riciclato. Le operazioni di pulizia dei fondali all’Isola del Giglio si sono concluse ufficialmente nel maggio 2018, ma la storia per i fondali marini non finisce qui…

Spiaggia ecologica e Citizen Science Spiaggia ecologica e Citizen Science

Per migliorare la percezione dei cittadini e favorire una gestione più sostenibile delle banquette e dei depositi di posidonia è stato sviluppato il modello della SPIAGGIA ECOLOGICA. È un modello che include l’implementazione del quadro normativo, il monitoraggio degli spiaggiamenti, anche attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e delle proposte di gestione alternative degli accumuli dove esiste un’oggettiva incompatibilità con la fruizione balneare. L’aspetto più importante e delicato di questo modello consiste nelle attività di formazione e divulgazione. La conoscenza e la consapevolezza aumentano l’accettazione perché informare in maniera efficace i visitatori delle spiagge sul significato ecologico e l’importanza della banquette è cruciale per modificare la percezione negativa e garantire il successo del modello di spiaggia ecologica.

Sea Forest Life, un progetto contro il degrado delle praterie di Posidonia Sea Forest Life, un progetto contro il degrado delle praterie di Posidonia

Nonostante la loro riconosciuta importanza, dagli anni 50 si assiste al degrado delle praterie, spesso a causa di attivitá umane che agiscono sinergicamente tra loro. Tra tali attivitá vi è sicuramente l’ancoraggio sia di piccole imbarcazioni da diporto, sia di imbarcazioni di grandi dimensioni. Il progetto Sea Forest Life , si sta occupando delle praterie presenti in 4 differenti aree all’interno di tre parchi nazionali: il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e il Parco Nazionale dell’Asinara. Lo scopo del Progetto è quello di svolgere azioni concrete per la conservazione del podisonieti, mirando alla diminuzione del loro degrado.

L’importanza della riforestazione delle praterie di Posidonia L’importanza della riforestazione delle praterie di Posidonia

Quando si realizzano opere marino-costiere come un porto o un gasdotto è possibile che le praterie di Posidonia oceanica vengano danneggiate. Oltre alla perdita dell’habitat, si possono creare altre ricadute sull’ambiente marino, con la conseguenza di perdere molti dei servizi essenziali che la prateria fornisce, come quello di aumentare la biodiversitá marina, fornire nutrizione e rifugio per molte specie, tra cui molti dei pesci pescati dalle nostre flotte, intrappolare il carbonio sottraendolo all’atmosfera, difendere le spiagge dall’erosione e aumentare il turismo nelle aree costiere. Ma esiste la possibilitá di recuperare questo habitat con la riforestazione delle praterie di Posidonia. Il Progetto europeo LIFE SEPOSSO , coordinato dall’ISPRA, va in questa direzione. Per saperne di più guarda anche il documentario del progetto Life SEPOSSO POSIDONIA OCEANICA, prendiamocene cura. - YouTube

La Rete Ondametrica Nazionale (RON) dell’ISPRA, dati disponibili in tempo reale La Rete Ondametrica Nazionale (RON) dell’ISPRA, dati disponibili in tempo reale

Tutte le attivitá di costruzione navale e di navigazione, le opere marittime, dai porti alle opere di protezione costiera, le istallazioni offshore e tutte le attivitá umane e infrastrutture che insistono sulla fascia costiera richiedono la conoscenza approfondita dello stato fisico del mare ed in particolare del moto ondoso. Le boe accelerometriche che costituiscono la rete nazionale gestita dall’ISPRA, rappresentano un’ importante fonte di dati meteorologici di altezza e di direzione dell’onda in tempo reale e sono accessibili liberamente attraverso i siti internet: www.mareografico.it oltre che sul portale ISPRA.

ll monitoraggio delle meduse da satellite ll monitoraggio delle meduse da satellite

Bloom di meduse, ovvero un incremento improvviso ed incontrollato del loro numero, un vero assembramento. Sempre più spesso ne sentiamo parlare. I motivi di queste presenze significative sono molteplici, tra i principali: pesca intensiva, che toglie loro predatori e l’aumento della temperatura che facilità lo sviluppo di nuove specie, quali quella tropicale, introdotta in mediterraneo accidentalmente. Per tenere sotto osservazione il problema,  è utile affiancare alle campagne di monitoraggio in mare, anche il controllo satellitare capace di prevedere lo spostamento di questi animali in determinate aree geografiche. In questo ambito trova spazio un’attività ISPRA, rivolta allo sviluppo di un metodo per l’individuazione satellitare di banchi di meduse a largo per poter sviluppare un sistema di difesa delle zone più vicine alla costa.

L’invasione delle plastiche in mare L’invasione delle plastiche in mare

Il 90% della plastica in mare arriva da appena 10 corsi d’acqua che attraversano soprattutto l’Asia e l’Africa. La presenza dei rifiuti in mare costituisce un'enorme minaccia per l'ecosistema marino, negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza dei cittadini su questo grave problema. Per prevenire il degrado all’ecosistema marino ogni Paese dell’Unione è chiamato a sviluppare la propria strategia. In Italia, tale strategia è coordinata dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE), supportata dal Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA), costituito da ISPRA e le ARPA, con il coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle Regioni, degli Enti locali, delle Universitá e degli altri Enti di Ricerca.

Microplastiche, cibo per i pesci Microplastiche, cibo per i pesci

Gli oggetti di plastica impiegano centinaia di anni per degradarsi, e anche allora la plastica non sparisce, è solo ridotta in particelle piccolissime, dette microplastiche più piccole di 5 mm. Grazie a complessi progetti di ricerca sappiamo che nella pancia dei pesci che consumiamo abitualmente c’è la plastica: una nuova conferma arriva da uno studio condotto da Greenpeace in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova. Dalle cozze agli sgombri, alle acciughe: dalle analisi di oltre 300 organismi rappresentativi di diverse specie di pesci e invertebrati, raccolti nel Mar Tirreno centrale durante il tour “May day SOS Plastica” di Greenpeace nella primavera 2019, è emerso che il 35 per cento di questi aveva ingerito fibre tessili e microplastiche. Un fenomeno che pone molti interrogativi, ai quali ISPRA sta cercando di dare risposte scientifiche. Il fenomeno che minaccia l‘equilibrio dell’ecosistema marino è grave e mette a dura prova la salute ambientale e anche la nostra poiché i rischi e le conseguenze del consumo di pesce contaminato non sono ancora chiari.

Il monitoraggio della Foca Monaca, una specie da proteggere Il monitoraggio della Foca Monaca, una specie da proteggere

La foca monaca è uno dei simboli del Mediterraneo che alimenta da anni curiosità e persino leggende. Fino al momento della sua scomparsa negli anni Settanta, era una specie molto presente, ma odiata dai pescatori perché distruggeva le reti. Talmente invisa da essere usata come simbolo negativo e spauracchio con i bambini. Oggi la situazione è cambiata radicalmente, la foca monaca non è più “una strega dei mari”, essendo uno dei pinnipedi più minacciati al mondo, la storia e la cultura l’hanno ampiamente riabilitata, annoverandola tra le specie da difendere. Ricomparsa improvvisamente alcuni anni fa, dal 2011 ISPRA  e l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi hanno iniziato a  monitorarne la presenza.

I pericoli dei contaminanti nei prodotti della pesca I pericoli dei contaminanti nei prodotti della pesca

La valutazione della contaminazione nei prodotti della pesca destinati al consumo umano, quale riflesso della contaminazione dell’ambiente marino, è condotta nell’ambito del Descrittore 9 della Strategia Marina che è un descrittore dalla duplice natura, sanitaria e ambientale. Secondo quanto stabilito dalla Direttiva Quadro sulla Strategia marina, gli Stati membri sono tenuti a monitorare nei tessuti commestibili delle specie commerciali la presenza di sostanze contaminanti i cui livelli massimi sono fissati a livello di unione, di regione o di Stato Membro. ISPRA, con l’aiuto degli Istituti zooprofilattici, conduce le attività di questo descrittore.

L’impatto della pesca sull'ecosistema marino L’impatto della pesca sull'ecosistema marino

I mari e gli oceani di tutto il mondo, che coprono il 70 per cento della superficie terrestre e forniscono metà dell’ossigeno che ogni giorno respiriamo, si trovano ad affrontare una minaccia che rischia di minare la loro sopravvivenza in maniera più rapida e invasiva persino del riscaldamento globale. Un nemico che sta causando lo svuotamento degli stock ittici, la distruzione degli habitat e l’impoverimento delle comunità costiere in maniera inedita. È la pesca. Secondo quanto prescritto dalla Strategia Marina tutti gli stock commerciali devono essere sfruttati in modo sostenibile. Il Descrittore 3 contribuisce, con altri descrittori, alla valutazione degli impatti della pesca sulle specie di valore conservazionistico, sulle comunità ed habitat di fondo e sugli ecosistemi marini nel loro complesso.

Specie aliene, più pericolose nel Mediterraneo Specie aliene, più pericolose nel Mediterraneo

La presenza e l’eventuale introduzione di nuove specie aliene può essere più pericolosa nel Mediterraneo che in altri bacini in virtù del fatto che il Mare Nostrum, nonostante costituisca meno dell’1% dell’estensione totale delle acque marine del nostro pianeta, ospita circa il 7,5% delle specie animali mondiali (circa 17.000, una ricchezza specifica 10 volte superiore alla media). Mediamente viene segnalata una nuova specie non indigena ogni 9 giorni, ma è quasi impossibile fornire un numero esatto delle NIS che attualmente stanno trovando un ambiente favorevole lungo le nostre coste. Inoltre, data la particolare morfologia del Mediterraneo e in virtù dei collegamenti con i bacini adiacenti, l’incremento è stato nettamente superiore rispetto ad altri bacini come il Mar Nero, il Mar Baltico o l’Oceano Atlantico. Questa invasione porta l’involontaria firma dell’essere umano.