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I diversi valori della natura

La biodiversità (abbreviazione di “diversità biologica”) si riferisce alla varietà della vita sulla Terra a tutti i suoi livelli, da quello genetico a quello delle specie, ma include anche gli ecosistemi. Nel 2000, per iniziativa del suo Segretario Generale, le Nazioni Unite avviarono il Millennium Ecosystem Assessment, in breve MEA, pubblicato poi nel 2005.

L’obiettivo del MEA era quello di valutare le conseguenze della trasformazione degli ecosistemi per il benessere umano e creare le basi scientifiche su cui fondare le politiche e le azioni per la conservazione e l’uso sostenibile degli stessi ecosistemi e il loro contributo al benessere e alla prosperità dell’umanità.

Il MEA ha introdotto il concetto di ‘servizi ecosistemici’, ossia tutti quei benefici, materiali e non materiali, generati da un ecosistema come proprietà intrinseca della funzionalità stessa degli ecosistemi, discernendo quattro categorie di servizi: di supporto (come il ciclo dei nutrienti); di approvvigionamento (come cibo, fibre, legname, acqua, medicine); di regolazione (come il controllo delle inondazioni e di patogeni e parassiti); e culturali (come i servizi ricreativi, etici, spirituali, educativi e senso del luogo.

Il lavoro svolto dal MEA è stato un fattore chiave per spostare l’approccio alla conservazione della natura dalle specie verso gli ecosistemi come focus per una gestione integrata e per affermare il concetto che le persone sono parte degli ecosistemi.

All’espressione servizi ecosistemici l’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem services) preferisce quella di Nature’s Contribution to People, ossia “Contributi della Natura alle Persone”. Questo perché l’IPBES -la massima autorità scientifica in tema di biodiversità e servizi ecosistemici—riconosce che molti servizi rientrano in più di una delle quattro categorie.

Ad esempio, in molte culture il cibo è sia un servizio di approvvigionamento sia (in molto casi, soprattutto) un servizio culturale. In più, questa scelta di IPBES di superare l’espressione ‘servizi ecosistemici’ con ‘contributi della natura alle persone’ riflette un capovolgimento di prospettive rispetto al modo in cui cominciamo a guardare alla natura, in maniera meno antropocentrica e utilitaristica, che risponde al framing teoretico Nature for People (gestire la natura per massimizzare il valore complessivo della condizione umana) a una prospettiva più sfumata che riconosce le relazioni biunivoche e dinamiche tra persone e natura e abbraccia esplicitamente concetti di natura e valori della natura associati ad altre visioni del mondo sulle relazioni uomo-natura e sui sistemi di conoscenza.

Questo pensiero, che la grande zoologa e conservazionista Georgina Mace aveva chiamato “People and Nature”, trae le sue origini intellettuali nell’economia delle risorse, nelle scienze sociali e nell’ecologia teorica.

Sul tema de “I diversi valori della natura”, Ipbes ha dedicato un intero rapporto, pubblicato nel 2022, dal titolo “Assessment Report on the Different Values and Valuation of Nature”, redatto da 82 esperti di scienze sociali, economiche e umanistiche. Il rapporto afferma che il modo limitato in cui la natura viene valutata e considerata nelle decisioni politiche ed economiche è un fattore chiave della crisi globale della biodiversità.  La preminente attenzione del mercato ai profitti a breve termine e alla crescita economica, secondo il rapporto Ipbes, ha privilegiato i valori e i benefici strumentali della natura, come la produzione in modo intensivo di alimenti e fibre o la sottrazione di spazi naturali e semi-naturali da destinare ad altre forme di uso del suolo (infrastrutture, edilizia, ecc.) e viceversa ha trascurato i molteplici valori e benefici della natura, da quelli ecologici (mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, regolazione del ciclo dell'acqua e riduzione dei rischi associati ai disastri naturali) a quelli relazionali (spirituali, culturali ed emozionali). Ciò, secondo il rapporto IPBES, ha portato a decisioni sbagliate che hanno ridotto il benessere delle persone e contribuito alle crisi della natura e del clima.

Una delle sfide fondamentali per il futuro della conservazione della natura e della biodiversità e dello sviluppo sostenibile sarà quella di integrare le diversità di concezioni e visioni della natura e i diversi sistemi di conoscenza (come quelli delle popolazioni indigene e delle popolazioni locali e far convergere le dinamiche semantiche ed ecologiche delle due culture, umanistica e naturalistica, prendere in considerazione tutti i benefici che la natura offre agli esseri umani.

Per aiutare i decisori politici a comprendere meglio i tanti modi in cui le persone concepiscono e apprezzano la natura e per rendere questa tipologia utile al processo decisionale, il rapporto Ipbes individua una ampia serie di valori della natura.

Attraverso quattro prospettive generali: vivere da, con, in e come natura:

  • vivere da natura sottolinea la capacità della natura di fornire risorse per sostenere i mezzi di sussistenza, i bisogni e i desideri delle persone, come cibo e beni materiali;
  • vivere con la natura si concentra sulla vita "diversa da quella umana", come il diritto intrinseco di ogni specie vegetale o animale di prosperare indipendentemente dai bisogni umani;
  • vivere in natura si riferisce all'importanza della natura come ambiente per il senso del luogo e dell'identità delle persone;
  • vivere come natura vede il mondo naturale come una parte fisica, mentale e spirituale di se stessi.

È importante infine ripensare il rapporto diretto tra persone e natura, orientandolo verso interazioni sostenibili e resilienti e una prospettiva che riconosca le relazioni biunivoche e dinamiche tra persone e natura, definire politiche ambientali accurate, sviluppare condizioni di coesistenza tra i gruppi umani e gli ecosistemi e giungere, come chiede il Kunming-Montreal Framework, a “vivere in armonia con la natura”.

Questo concetto riecheggia ciò che Michael Rosenzweig ha coniato come «ecologia della riconciliazione», postulando che la natura può, in alcuni contesti, coesistere con un certo grado di presenza e attività umana, e che talvolta tale presenza può persino essere favorevole alla biodiversità.

Alquanto diversa dalla tradizionale concezione americana di conservazione, spesso limitata alla conservazione di alcuni remoti santuari di terre selvagge incontaminate (il più delle volte piuttosto scarsamente produttive biologicamente parlando), l'ecologia della riconciliazione si propone di sviluppare condizioni di coesistenza tra gruppi umani ed ecosistemi, ripensando quindi il rapporto diretto tra uomo e natura.

Tale idea non implica la fine dell'attuale rete di aree protette o lo sfruttamento delle aree selvagge, in quanto incarnano una concezione della natura e un modo di conservare una parte di questo paradigma, ma l'idea è di aggiungere nuovi mezzi di conservazione a il sistema attuale, incarnando altri valori e proteggendo altre parti della “natura”, come specie e paesaggi agricoli importanti, processi socio-ecosistemistici o varietà di colture locali.

Oltre alle categorie IUCN, un altro esempio di questa strategia di riconciliazione potrebbe essere trovato nella rete delle “Riserve della biosfera” dell'UNESCO, che si propone di evidenziare i luoghi in cui la conservazione della biodiversità incontra un uso sostenibile della natura. Alcune etichette di agricoltura sostenibile vanno nella stessa direzione, cercando di conciliare i processi biologici con la produzione alimentare, e considerando che l'antropizzazione ragionata di un ambiente non è sempre la sua corruzione (Doxa et al., 2010). L'idea di “servizi ecosistemici culturali” è stata coniata anche dal Millennium Ecosystem Assessment (Watson et al., 2005), ma manca ancora di un corretto sfruttamento per la conservazione (proprio come il concetto correlato di “diversità culturale”, ma si vedano i lavori di Kai Chan e Ban et al., 2013): eppure potrebbe trovare un adeguato fondamento teorico nella partecipazione di una più ampia gamma di popolazioni alle politiche di conservazione. Il carattere sfuggente della natura come concetto può essere una parte fondamentale della sua identità (Hadot, 2004): questo è stato a lungo un problema, ma può trasformarsi in un'opportunità.

I valori della natura variano notevolmente a seconda dei sistemi di conoscenza, delle lingue, delle tradizioni culturali e dei contesti ambientali. Le persone e la natura possono essere viste come parte di sistemi di vita olistici e interdipendenti o, in altre visioni del mondo, considerate separate l'una dall'altra. Diverse comprensioni della natura sono espresse in modi diversi (ad esempio, tramite simboli, rituali, linguaggi, dati e modelli).

Data la diversità di visioni del mondo, culture, sistemi di conoscenza e discipline, è difficile definire i valori della natura in un modo universalmente pratico e accettabile. Una tipologia completa dei diversi valori della natura può aiutare a guidare le decisioni che influenzano la natura e i suoi contributi alle persone in diversi contesti, inclusi quelli economici (ad esempio, investimenti, produzione, consumo), politici (ad esempio, riconoscimento di diritti e doveri individuali e collettivi) o decisioni socioculturali (ad esempio, formare, mantenere o cambiare le identità socioculturali delle persone).

Una tipologia dei valori della natura richiede prospettive di valore che comprendano la ricchezza delle relazioni delle persone con la natura, tra cui: (i) le diverse visioni del mondo, i modi in cui le persone concepiscono e interagiscono con il mondo; (ii) sistemi di conoscenza, corpi di conoscenza, pratiche e credenze come sistemi di conoscenza accademici, indigeni e locali integrati nelle visioni del mondo; (iii) i valori generali, i principi morali e gli obiettivi di vita che guidano le interazioni uomo-natura; (iv) valori specifici, giudizi sull'importanza della natura in contesti particolari, raggruppati in valori strumentali (vale a dire, mezzi per un fine desiderato spesso associati alla nozione di "servizi ecosistemici"), valori relazionali (vale a dire, la significatività dei interazioni della natura) e valori intrinseci (cioè indipendenti dalle persone come valutatori); e (v) indicatori di valore, le misure quantitative e i descrittori qualitativi usati per denotare l'importanza della natura in termini di metriche biofisiche, monetarie o socioculturali. La tipologia dei valori aiuta a promuovere l'uso di valori che sono stati sottoutilizzati nel processo decisionale.

Le persone concepiscono o si relazionano con la natura in modi molteplici e spesso complementari: vivendo da, con, in e come natura. Questi diversi modi di relazionarsi con la natura riflettono le diverse visioni del mondo delle persone. Sebbene questa tipologia possa non cogliere l'intera gamma di valori legati ai vari sistemi di conoscenza, può aiutare a capire come determinate relazioni uomo-natura possano essere incorporate nelle decisioni politiche.

Lorenzo Ciccarese