Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale

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Identificare la struttura della rete

 

I passaggi elencati nelle pagine precedenti, consentono l'individuazione della geometria degli elementi di naturalità adatti a costituire una rete ecologica: le aree centrali, le zone cuscinetto, i corridoi ecologici e le aree puntiformi (dette anche "pietre da guado").
A questi quattro elementi basilari della rete ecologica - che sono già stati definiti nella sezione dedicata ai concetti di base - se ne aggiunge un quinto: le Aree di restauro ambientale (restoration areas). Non necessariamente infatti gli elementi precedenti del sistema di rete sono esistenti al momento del progetto. Si potranno quindi prevedere, attraverso interventi di rinaturazione individuati dal progetto, nuove unità in grado di completare lacune strutturali della rete che ne potrebbero compromettere la funzionalità. Prevedere aree di restauro ambientale è di importanza decisiva nei territori ove i processi di frammentazione abbiano raggiunto livelli particolarmente elevati.

Per la realizzazione di una rete ecologica è poi essenziale non solo un'analisi della geometria attuale degli elementi di naturalità, ma anche la loro collocazione all'interno delle previsioni di trasformazione relative al territorio in oggetto.
Il territorio infatti non può essere considerato come statico, ma occorre prendere in considerazione e prevedere le sue trasformazioni che possono avvenire o come conseguenza dei processi inerziali in atto (avanzata dei fronti di urbanizzazione, mutamento nelle colture prevalenti, fenomeni di abbandono delle aree collinari-montane), o come conseguenza delle scelte di carattere programmatico, espresse dai vari livelli di governo del territorio.

A questo punto, quindi, un progetto di rete ecologica che si proponga di interagire efficacemente con le altre reti che costituiscono il territorio (insediative ed infrastrutturali) dovrà adattare lo schema generale precedente di unità di rete, traducendolo in categorie effettivamente applicabili a realtà territoriali complesse.

Vediamo quali sono le categorie di elementi da prendere in considerazione.

  • Matrici naturali primarie in grado di costituire sorgente di diffusione per elementi di interesse, ai fini della biodiversità
    I principali serbatoi di bioversità sono dati dalle zone in cui l'ambiente naturale abbia caratteristiche di elevata estensione, di differenziazione degli habitat presenti, di continuità tra le unità ecosistemiche presenti.
    Ambiti di questo tipo (assimilabili a core areas di grandi dimensioni, tendenzialmente continue),
    sono ancora presenti in Italia sull'arco alpino e su quello appenninico, sono invece praticamente scomparsi sui territori pesantemente caratterizzati dagli insediamenti umani.
  • Fasce di appoggio alla matrice naturale primaria
    Si tratta dei margini delle matrici naturali precedenti. Nel caso in cui nella fascia di contatto con i territori più antropizzati vi siano ancora presenze significative di unità naturali, queste possono svolgere significativi ruoli di base di appoggio per possibili ricolonizzazioni del territorio antropizzato da parte di specie di interesse. La categoria si ricollega in modo diretto alle buffer zones del modello generale.
  • Gangli primari e secondari della rete ecologica.
    I gangli primari sono quelle unità naturali in grado di costituire, per dimensioni ed articolazione interna, caposaldo ecosistemico in grado di autosostenersi. Essi cioè devono essere in grado di fornire un habitat, sufficiente al mantenimento di popolazioni stabili delle specie di interesse, e permettere una differenziazione degli habitat interni così da migliorare le condizioni ai fini della biodiversità.
    A complemento dei gangli primari sono individuabili altri ambiti - i gangli secondari - ai quali sono attribuibili funzioni differenti: rafforzamento delle presenze naturali sul territorio (anche al di fuori della rete principale costituita dai gangli e dai corridoi primari), e costituzione di un punto intermedio di appoggio, là dove i corridoi primari risultino troppo lunghi.
  • Fasce territoriali entro cui promuovere o consolidare corridoi ecologici primari e secondari.
    I gangli, descritti al punto precedente devono essere tra loro interconnessi, attraverso "corridoi" che possano consentire il transito di specie di interesse. Per i corridoi ecologici il requisito essenziale non è tanto la larghezza della fascia utilizzata, quanto la continuità. Per "continuità" non si intende necessariamente uno sviluppo ininterrotto di elementi naturali: si possono anche accettare brevi interruzioni ed elementi puntuali stepping stones, che funzionino come punti di appoggio temporanei.
  • Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
    I corsi d'acqua hanno uno specifico valore ai fini della rete ecologica: il flusso idrico costituisce una linea naturale di continuità; le sponde dei corsi d'acqua e le fasce laterali presentano inoltre impedimenti per la realizzazione di edifici e di opere di varia natura. Per questi motivi è lungo i
    corsi d'acqua che, in territori fortemente antropizzati quali quelli della Pianura Padana, si ritrovano più facilmente elementi residui di naturalità. I corsi d'acqua rappresentano una categoria complessa all'interno della quale si possono distinguere ulteriori casistiche: principali corridoi ecologici fluviali o assimilabili da potenziare e/o ricostruire a fini polivalenti, corsi d'acqua minori con caratteristiche attuali di importanza ecologica, corsi d'acqua minori da riqualificare a fini polivalenti.
  • Barriere significative prodotte da infrastrutture esistenti
    I livelli attuali di antropizzazione del territorio comportano la presenza di un insieme di ostacoli per la continuità ecologica.
    A parte l'effetto barriera prodotto dalle aree costruite, è importante evidenziare i punti di incontro tra il sistema di gangli e corridoi ecologici individuati, e le principali linee di frammentazione (strade ad alta percorrenza, grandi canali). Almeno i principali punti di conflitto potranno essere successivamente oggetto di specifici progetti di deframmentazione.
  • Varchi la cui chiusura a causa dell’espansione insediativa comporterebbe rischi significativi per la rete ecologica
    I processi di urbanizzazione che hanno prodotto una significativa antropizzazione e frammentazione del territorio possono essere tuttora in corso e possono pregiudicare in modo definitivo le residue linee di continuità esistenti. È pertanto necessario procedere ad un'analisi specifica dei varchi ancora esistenti tra gli insediamenti, la cui chiusura comporterebbe il maggiore pregiudizio per lo sviluppo della rete ecologica.
  • Zone extraurbane con presupposti per l’attivazione di progetti di consolidamento ecologico
    Al di fuori delle unità principali della rete (gangli principali e secondari, corridoi di collegamento) possono esistere elementi naturali minori (ad esempio fasce arboree), che potrebbero, se potenziati, rinforzare il significato funzionale degli elementi della rete.
  • Zone periurbane su cui attivare politiche di riassetto fruitivo ed ecologico
    Oltre alle zone precedenti possono esistere anche insiemi di spazi aperti ormai più o meno circondati da aree insediate o infrastrutturate, con elementi naturali residuali, non più in grado di riconnettersi efficacemente alla rete principale. Tali aree possono andare a costituire il nucleo di piccole reti ecologiche locali, di livello inferiore. In tali aree è ammissibile, in molti casi addirittura auspicabile, che agli obiettivi di riassetto ecologico siano associati obiettivi di tipo fruitivo, in grado di garantire una sufficiente qualità nella gestione e nella manutenzione dei sistemi attivati.
  • Fasce di margine tra agricoltura ed insediamenti
    Una categoria ambientale critica ai fini del riassetto ecosistemico del territorio nel suo complesso è la fascia di margine tra agricoltura ed insediamenti. Si giudica importante poter trattare tale fascia in modo che possano essere perseguiti i seguenti obiettivi: riduzione delle pressioni relative esercitate reciprocamente dai differenti utilizzi del suolo nelle aree periferiche; in particolare riduzione dei passaggi di sostanze reciprocamente pericolose prodotte dai differenti tipi di aree (emissioni atmosferiche da complessi produttivi, impiego di sostanze di sintesi in agricoltura, emissioni associate al traffico, ecc.); valorizzazione ambientale dell'ambiente periferico; opportunità per attività economiche sostitutive da parte degli operatori agricoli.
  • Direttrici di permeabilità verso territori esterni
    Si pone il problema dei confini della rete di progetto. Da un punto di vista teorico generale una rete ecologica non dovrebbe avere confini: a parte il caso delle isole, il complesso delle connessioni può arrivare fino al livello continentale. Una rete ecologica compresa entro un determinato contenitore territoriale dovrà avere connessioni anche con realtà territoriali esterne. A tal fine sarà necessario individuare comunque le principali direttrici di permeabilità verso i territori esterni, fermo restando che tale attuazione, richiederà il coordinamento delle varie amministrazioni coinvolte.