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e la Ricerca Ambientale

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Laghi

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Quando le acque meteoriche e quelle che sgorgano spontaneamente dal sottosuolo si raccolgono, attraverso il bacino imbrifero, in una depressione della superficie terrestre, si ha la formazione di un lago. In funzione della tipologia di cavità originaria, i laghi possono essere di diversa conformazione e più o meno estesi o profondi. L'evoluzione dei laghi è legata all'azione morfogenetica dei fiumi, che tende sia ad erodere lo sbarramento che li limita a valle, sia a colmarli con la deposizione dei sedimenti che il fiume trasporta durante il suo percorso. La durata di un bacino lacustre è variabile: i laghi poco profondi e delimitati da sbarramenti incoerenti, sono i più effimeri.


Lo studio dei laghi è oggetto di un ramo dell'idrologia, detto limnologia. In base alla loro origine, i limnologi distinguono i laghi in:

 

  • Laghi tettonici o di corrugamento: sono dovuti ad acque raccoltesi in depressioni causate da abbassamenti di porzioni di terraferma per movimenti tettonici, come fosse bordate da faglie, sinclinali, zolle la cui roccia di base ha ceduto. I laghi di origine tettonica sono i più durevoli, vista l'ampiezza degli sprofondamenti della crosta terrestre e l'entità ridotta dell'apporto di detriti. Le loro dimensioni sono spesso notevoli (ad esempio i grandi laghi africani ed asiatici) ed il loro fondo può trovarsi al di sotto del livello del mare.
  • Laghi carsici: occupano le depressioni erose dall'azione carsica, che scioglie le rocce calcaree; tali depressioni di regola sono tappezzate e rese impermeabili da "terra rossa". Alcuni di questi laghi sono temporanei e appaiono nei periodi in cui le falde acquifere presentano un livello alto di acqua e giungono fino in superficie, o quando le piogge sono troppo abbondanti (ad esempio i laghi di Doberdò, di Montefalcone o il lago di Canterno nel Lazio).
  • Laghi craterici: sono quelli ospitati nei crateri dei vulcani spenti (laghi craterici: ad esempio i laghi di Monterosi, Albano, Nemi, Vico, Bracciano). Alcuni di essi invece occupano vaste depressioni vulcaniche formate da gruppi di crateri di esplosione.
  • Laghi di sbarramento: si originano per ostruzione di un tratto di valle, a seguito di eventi catastrofici come le frane, o per accumulo di materiale morenico, ovvero per colate laviche o fangose. Sopra la parte ostruita si raccolgono le acque fluviali. Ne è un esempio il lago di Alleghe, formatosi due secoli fa per la caduta, da un versante della valle, di una grande frana.
  • Laghi glaciali: questi laghi possono essere suddivisi in laghi di circo e in laghi vallivi. I primi occupano le conche alte e tondeggianti scavate dai grandi ghiacciai nella loro parte iniziale; gli altri sono invece originati dalla esarazione (cioè escavazione profonda) di un tratto terminale di valle ad opera delle parti più basse dei ghiacciai ormai spariti. Di questi ultimi ne sono esempio i nostri laghi prealpini (lago Maggiore, d'Orta, di Como, d'Iseo, di Garda).
  • Laghi di pianura: in una pianura molto livellata percorsa da molti fiumi bastano cause modeste per provocare tra due bacini idrografici zone di spartiacque incerto, che facilmente si impaludano. Le cause più frequenti sono: il costipamento dei sedimenti, lo sbarramento ad opera di alluvioni, le irregolarità nella deposizione originaria del materiale alluvionale che ha costituito la pianura e, infine, l'opera dell'uomo di estrazione dal sottosuolo. Ancora: se un meandro del fiume viene segregato dal corso principale, per esempio per la deposizione di materiali alluvionali, vi si può trattenere una raccolta d'acqua denominata lanca. Se fanno parte di un sistema fluviale, i laghi assumono la funzione di depuratori delle acque e di regolatori di portata.
  • Laghi relitti: sono masse d'acqua, originariamente marina, rimaste isolate da movimenti tettonici o da abbassamenti del livello del mare. Generalmente sono laghi salati e ne sono un esempio il lago di Aral e il mar Caspio.
  • Laghi costieri: si formano per accumulo, verso mare, di cordoni litoranei di sabbia, che in alcuni casi sbarrano le acque che provengono da terra. Più comunemente, tuttavia, i cordoni sabbiosi isolano un'insenatura marina e ne nasce o un lago costiero o una laguna che comunica con il mare attraverso una o più aperture.

Caratteristiche fisiche e biologiche dei laghi

Le diversità nelle strutture morfologiche e fisiche (termiche e luminose) del lago permettono di identificare delle zone distinte caratterizzate da differenze tali da influenzare la struttura biologica del lago. Inoltre, in funzione della temperatura del lago e della stratificazione (diretta e inversa) che ne consegue è possibile una ulteriore classificazione in laghi di tipo tropicale, temperato, polare e glaciale. Anche per quanto riguarda il grado di illuminazione, si possono distinguere, nell'ambito dello stesso specchio d'acqua, due zone principali.

  • Zona litorale: è la porzione di lago che si estende dalla riva fino alla profondità dove arriva luce sufficiente alla crescita dei vegetali (zona eufotica). E' anche la zona dove, in estate, le acque riscaldate e ben mescolate arrivano fino al fondo.
  • Zona pelagica: reperibile soltanto in laghi piuttosto profondi, è quella che non subisce le influenze dirette del litorale e del fondo e dove esiste anche una zona afotica (dove la luce non è più in grado di penetrare).

Il bilancio idrico di un lago dipende da vari fattori: dalla presenza o assenza di collegamenti fluviali, dal drenaggio e dalla raccolta delle acque piovane, dalle perdite nel sottosuolo e dall'evaporazione.
La temperatura dei laghi dipende dalla latitudine, dall'altitudine, dalla profondità, dai caratteri climatici locali, dalla temperatura delle acque immesse; in ogni caso un lago di discrete dimensioni attenua la rigidità invernale e il calore estivo.
Le acque dei laghi sono soggette a movimenti ondosi e correnti lacustri (sesse) dovute all'azione del vento.

La vita nei laghi è organizzata in un ecosistema simile a quello presente nei corsi d'acqua: la catena alimentare prevede diverse categorie trofiche interdipendenti ed è sostenuta dai produttori (alghe e vegetazione acquatica) attraverso cui avviene il trasferimento di energia nell'ecosistema sottoforma di materiale organico, a partire dall'energia solare e dal materiale inorganico (acqua e biossido di carbonio), dai consumatori (erbivori e carnivori), dai detritivori e dai decompositori.
La vegetazione lacustre, nella parte più superficiale e litoranea, è costituita da piante acquatiche emergenti che danno luogo a canneti. Quanto alla fauna, il plancton di superficie è costituito da piccoli organismi appartenenti alle classi di protozoi, rotiferi, crostacei, acari. I laghi poco profondi sono l'ideale per molti insetti allo stadio larvale, tra cui le zanzare. Tra le forme libere abbondano vermi, crostacei (gamberi e granchi) e molluschi, che costituiscono il nutrimento di pesci, uccelli e rettili acquatici.

 

I laghi nella normativa italiana

 

Il D. lgs. 152/99 definisce i laghi come raccolte di acque lentiche non temporanee. I laghi sono classificati in:
a) naturali aperti o chiusi, a seconda che esista o meno un emissario;
b) naturali ampliati e/o regolati, se provvisti all'incile (imbocco di un canale di derivazione) di opere di regolamentazione idraulica.

Sono inoltre definiti come significativi i laghi aventi superficie dello specchio liquido pari a 0,5 km2 o superiore, riferita al periodo di massimo invaso.
In Italia ci sono circa 400 laghi, escludendo le lagune costiere, con superficie superiore a 0,2 km2 (limite indicato nella precedente normativa sulle acque, che è stato utilizzato come riferimento nei vari censimenti svolti negli anni '80 dall'Istituto di Ricerca Sulle Acque del CNR).
Ben più numerosi risultano i laghi alpini, circa 4000, che non rientrano nei criteri di selezione della normativa (D. Lgs. 152/99), ma con un valore ambientale elevato.
Il volume d'acqua invasato è di circa 150.000 milioni di m3. Questa risorsa è concentrata soprattutto nel Nord del Paese: circa la metà delle acque lacustri italiane si trova infatti in Lombardia e costituisce una notevole riserva strategica d'acqua dolce da destinare a molteplici usi (potabile, irriguo, ricreativo, industriale). Solo i grandi laghi prealpinii Orta, Maggiore, Lugano, Como, Iseo, Idro e Garda, oltre ad essere luoghi di rinomato interesse economico per le attività di pesca e turismo, costituiscono la più grande riserva di acqua dolce superficiale italiana, con un volume complessivo di oltre 124.000 milioni di m3 d'acqua.
Solamente 25.000 milioni di m3 sono distribuiti nella restante parte dell'Italia e la maggior parte di essi è collocata in Italia Centrale, nei laghi di Bolsena, Bracciano, Vico e Trasimeno.
Solo il 3% del volume totale è in ambienti lacustri del Sud Italia e delle isole, principalmente in invasi artificiali utilizzati a scopo idropotabile.
Lo scadimento della qualità delle acque lacustri è determinato principalmente da tre cause: eutrofizzazione, acidificazione e presenza di sostanze tossiche, principalmente dovute all'immissione di sostanze presenti negli scarichi urbani e per lo più recalcitranti ai sistemi tradizionali di trattamento.
In attesa dell'attuazione dei criteri di classificazione prevista dal D. lgs. 152/99 e sulla base delle informazioni della BD, LIMNO dell'Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR (IRSA), si sono stimati complessivamente 252 ambienti che soddisfano la norma citata: 69 sono laghi naturali mentre 183 sono rappresentati da  corpi idrici artificiali (invasi).