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Tatuaggi e make-up (semi)permanente: sicurezza chimica secondo il rapporto del JRC della Commissione Europea

I tatuaggi, sempre più diffusi, sono creati iniettando inchiostri colorati nella pelle e sono destinati ad essere permanenti, con conseguente prolungata esposizione alle sostanze chimiche e agli eventuali loro prodotti di degradazione.

Non esiste una specifica normativa europea sui tatuaggi o prodotti di make-up (semi)permanente. Come altri prodotti di consumo, essi sono soggetti alla direttiva 2001/95 /CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti.

Tutti contengono una combinazione di diversi ingredienti e più di 100 diversi coloranti e 100 additivi risultano attualmente in uso. I pigmenti utilizzati non sono prodotti specifici per le applicazioni di tatuaggi e trucco permanente, e in genere contengono impurità. Oltre l'80% dei coloranti in uso sono prodotti chimici organici e più del 60% di essi sono un certo tipo di pigmenti, noti come azo-pigmenti, alcuni dei quali possono liberare ammine aromatiche cancerogene. Questo può essere il risultato di un processo di degradazione della pelle, in particolare sotto l'esposizione alle radiazioni solari e laser.

Lo studio “Safety of tattoos and permanent make-up: Final report del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea si propone di fornire le prove scientifiche necessarie per decidere se l’Unione europea deve adottare specifiche misure per garantire la sicurezza degli inchiostri e dei processi utilizzati nei tatuaggi e nel make-up (semi)permanente.

Il rapporto presenta una rassegna aggiornata del quadro legislativo di riferimento nei diversi Stati membri, gli ingredienti degli inchiostri in uso e la descrizione degli effetti negativi segnalati per la salute, così come i nuovi dati relativi ai metodi analitici, le statistiche, la sorveglianza del mercato, la percezione del rischio, la comunicazione nei confronti dei consumatori.

I risultati di questo rapporto del JRC saranno utilizzati dalla European Chemicals Agency (ECHA) per preparare una possibile proposta di restrizione nel quadro del regolamento REACH a seguito di una richiesta della Commissione europea. Attraverso il processo di restrizione è infatti possibile limitare o vietare la produzione, l’immissione sul mercato o l’uso di sostanze ritenute pericolose.

Fonte: JRC